La nota della Segreteria di Stato vaticana ha aperto ulteriori speranze: è appena terminato il "processo di organizzazione e digitalizzazione degli archivi relativi al periodo della periodo della dittatura (1976-1983). Tale lavoro è stato eseguito in conformità con le decisioni e le indicazioni del Santo Padre e rappresenta il prosieguo di un lavoro già iniziato anni addietro dalla Conferenza Episcopale Argentina". Coloro che potranno accedere ai documenti sono le vittime e i familiari diretti dei desaparecidos. Una richiesta, quella dell'apertura degli archivi, che era stata fatta dalle Nonne di Plaza de Mayo a Papa Francesco nel 2013, non appena eletto.
Estela Carlotto, una della leader dell’organizzazione che da molti anni è sulle tracce di quei bambini, era persino volata a Roma chiedendo una udienza. “Ci sono almeno 300 bambini - oggi uomini e donne adulti – che furono strappati ai loro genitori torturati e uccisi, e poi allevati nelle famiglie dei militari o del loro entourage”.
Le abuelas, come le ‘madres’ – l’altra organizzazione impegnata su questo fronte - cercano di ricostruire e svelare i percorsi che hanno seguito quei ragazzi per rendergli la loro vera, drammatica, biografia e quando è possibile ricongiungerli alle famiglie biologiche. La Chiesa argentina dell'epoca ha avuto, a diversi livelli, complicità gravi con il regime militare di Jorge Videla e Emilio Massera. C'erano vescovi che hanno optato per un atteggiamento pilatesco evitando confronti diretti con il regime, altri che hanno rischiato la propria vita per per aiutare a liberare gli studenti, i sindacalisti, i docenti incarcerati e torturati, altri ancora che, invece, purtroppo, si sono macchiati di crimini, come i cappellani dell'aeronautica che sui voli della morte davano una sommaria benedizione ai sacchi dentro i quali erano chiusi i desaparecidos prima che venissero lanciati nelle acque dell'oceano.
Francesco non appena eletto ha mandato messaggi di chiara apertura, prima le madri e poi anche le nonne de plaza de Mayo. Il Papa argentino è stato un loro alleato insperato. «Sono a vostra disposizione, contate su di me».
Circa cento “bambini ritrovati’, dopo il trauma della verità e il processo di presa di coscienza di un passato atroce hanno cominciato ad aiutare alla ricerca degli altri giovani nella loro stessa condizione. La collaborazione con la Chiesa è stata chiesta in quanto diverse adozioni passarono attraverso l’intervento di prelati e organizzazioni cattoliche, fra questa una in particolare è stata citata, il Movimento familia cristiana. «Tra i vertici della Chiesa c’erano complicità e omissioni», ha sempre sottolineato Estela Carlotto. La stessa Carlotto cerca un nipote, figlio della figlia uccisa in uno dei centri di tortura della dittatura militare dopo aver dato alla luce il bambino.
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