"Si dice una cosa e si fa un’altra. L’ipocrita è un simulatore: sembra buono, cortese ma dietro di sé ha il pugnale, eh? Pensiamo a Erode: con quanta cortesia - spaventato di dentro - aveva ricevuto i Magi! E poi, al momento del congedo, dice: ’Ma, andate, e poi tornate, e ditemi dove è questo bambino perché anche io vada ad adorarlo!’. Per ucciderlo! L’ipocrita che ha doppia faccia. E’ un simulatore". E ancora. “L’ipocrita è un nominalista, crede che con il dire si faccia tutto. Poi, l’ipocrita è incapace di accusare se stesso: mai trova in se stesso una macchia; accusa gli altri. Pensiamo alla pagliuzza e alla trave, no? E così possiamo descrivere questo lievito che è l’ipocrisia".
Per fare comprendere appieno il concetto espresso, Bergoglio ricorre anche ad un aneddoto che arriva dall’infanzia: "ricordo che per Carnevale, quando eravamo bambini, la nonna ci faceva dei biscotti, ed era una pasta molto sottile, sottile, sottile quella che faceva. Poi la buttava nell’olio e quella pasta si gonfiava, si gonfiava … e quando noi incominciavamo a mangiarla, era vuota. E la nonna ci diceva - nel dialetto le chiamavano bugie - ’queste sono come le bugie: sembrano grandi, ma non hanno niente dentro, non c’è niente di verità, lì; non c’è niente di sostanza’. E Gesù ci dice: ’State attenti dal cattivo lievito, quello dei farisei’. E quale è? E’ l’ipocrisia. Guardatevi bene dal lievito dei farisei, che è l’ipocrisia’.
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