Polemiche a parte, la macchina organizzativa nell'Emilia operosa marcia a tutto ritmo. Sono circa 60 mila le persone attese per la messa sui luoghi del sisma. Sono già stati fatti passi speciali per i 3.600 disabili e per i malati, ai quali è stato riservato un'area facilitata. Francesco è atteso domenica 2 aprile. Visiterà la cittadina e benedirà le pietre di tre edifici di culto danneggiati. Ad accogliere Francesco sarà monsignor Cavina che gli mostrerà come ha funzionato in questi anni il modello emiliano post-sisma.
Il vescovo aveva raccontato al Messaggero, in una intervista, che quando c'erano le macerie ancora fumanti, con una devastazione estesa e il 90 per cento delle fabbriche ferme o danneggiate pesantemente, era stato siglato una specie di patto tra imprenditori, politica e chiesa, per stabilire assieme una rigorosa gerarchia agli interventi previsti: prima si sono ricostruite le fabbriche e le aziende, poi i luoghi pubblici, poi le abitazioni private e, infine, parrocchie, oratori, chiese. A questo è seguita la totale trasparenza sulla gestione per gli appalti dei fondi pubblici stanziati. Il risultato è che non si sono persi posti di lavoro e le famiglie sono rimaste sul territorio.
La scorsa settimana c'è stata anche l'inaugurazione della cattedrale. Nel 2010 era completamente inagibile. E' stata riaperta grazie a 4 milioni di euro, finanziati dalla Chiesa, dalle istituzioni pubbliche e, in parte, da privati. Un modello di velocità di ripresa dovuto anche al battagliero vescovo, Cavina, che ha premuto su istituzioni pubbliche e private, insistendo sulla collaborazione e sulla trasparenza. Nonostante i disagi e i problemi, Carpi si è subito gemellata con la diocesi di Rieti e di Spoleto, all'indomani del terremoto nell'alto Lazio offrendo aiuti logistici, finanziamenti, appoggi.
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