Papa Francesco apre un sito per combattere la schiavitù

Papa Francesco apre un sito per combattere la schiavitù
di Franca Giansoldati
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Martedì 14 Aprile 2015, 18:23 - Ultimo aggiornamento: 15 Aprile, 15:22
CITTA' DEL VATICANO - Traffico di esseri umani, sporchi business con i barconi della morte, commercio di organi, di schiave del sesso, mercimonio di bambini. La tipologia della vergogna è variegata, planetaria, diffusa e il filo rosso unisce realtà terrificanti portate avanti da potenti gruppi criminali, spesso sotto lo sguardo complice e corrotto di tanti governi locali.



Da tempo le religioni si sono mobilitate in tutto il mondo e tantissime ong cristiane hanno dato vita ad una collaborazione. Papa Francesco l’anno scorso ha ricevuto in Vaticano un folto gruppo di responsabili religiosi che si battono contro il traffico di esseri umani. A distanza di mesi da quell’incontro è nato un sito ad hoc, www.endslavery.va, inaugurato in collaborazione con la Chiesa Anglicana: si tratta del primo sito per raccogliere dati, ricerche, studi, appuntamenti, testi legislativi licenziati da vari parlamenti.



Il sito è il frutto di un accordo, al momento solo cattolico e anglicano, per raccogliere tutto il materiale possibile e iniziare una strategia comune per sensibilizzare l’opinione pubblica. La lotta inizia anche dalla conoscenza. Cina, India e Pakistan guidano la classifica delle nazioni con i maggiori schiavi moderni al loro interno (in termini assoluti, non relativi), ma è la Mauritania il paese più schiavizzato del pianeta con il 4% della popolazione che vive in qualche forma di vincolo. Come riporta Gallup, la maggior parte degli schiavi non sono visibili al grande pubblico e le vittime possono non essere identificate con i metodi di ricerca tradizionale. La povertà è chiaramente un fattore di rischio dietro la schiavitù moderna: i paesi più poveri tendono ad avere più schiavi, ma anche altri fattori acuiscono il problema, incluso le istituzioni tradizionali, i comportamenti e i sistemi sociali, un basso livello di autorità politica, un'ampia disoccupazione.



Le cifre della tratta di esseri umani, invece, e del business legato alla prostituzione sono esorbitanti: 32 miliardi di dollari l'anno. Assieme a quello di armi e di stupefacenti, è uno dei traffici illeciti più lucrativi e coinvolge più di 12 milioni di adulti e bambini. Secondo l'Organizzazione internazionale del lavoro (Oil), sarebbero circa 12,3 milioni gli adulti e i bambini costretti al lavoro forzato e alla prostituzione coatta.



L'Organizzazione mondiale per le migrazioni (Oim) parla di circa 500mila donne, che ogni anno sono vittime di traffico prevalentemente per lo sfruttamento sessuale, immesse nel mercato dell'Europa Occidentale. Ma sarebbero almeno 2,7 milioni, secondo le Nazioni Unite, le vittime di tratta, di cui l'80 per cento è costituito da donne e minori, che vengono venduti annualmente nel mondo ai fini della prostituzione, della schiavitù o del matrimonio. Circa la metà sono bambine tra i 5 e i 15 anni. Buona parte arriva in Europa Occidentale, provenienti dai Paesi dell'Est. E una grossa percentuale, almeno per quanto riguarda l'Italia, dalla Nigeria



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