Il Papa scrive che tra i migranti «i fanciulli costituiscono il gruppo più vulnerabile perché, mentre si affacciano alla vita, sono invisibili e senza voce» e «finiscono facilmente nei livelli più bassi del degrado umano, dove illegalità e violenza bruciano in una fiammata il futuro di troppi innocenti, mentre la rete dell’abuso dei minori è dura da spezzare». La denuncia è contenuta in un messaggio per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, che cade domenica 15 gennaio. Lo sfruttamento dei minori migranti riguarda la prostituzione o la pornografia, la schiavitù come il lavoro minorile.
Per questo, scrive Francesco, «mi sta a cuore richiamare l’attenzione sulla realtà dei migranti minorenni, specialmente quelli soli, sollecitando tutti a prendersi cura dei fanciulli che sono tre volte indifesi perché minori, perché stranieri e perché inermi, quando, per varie ragioni, sono forzati a vivere lontani dalla loro terra d’origine e separati dagli affetti familiari».
Le migrazioni, oggi, «vanno sempre più assumendo le dimensioni di una drammatica questione mondiale» e «sono in primo luogo i minori a pagare i costi gravosi dell’emigrazione, provocata quasi sempre dalla violenza, dalla miseria e dalle condizioni ambientali, fattori ai quali si associa anche la globalizzazione nei suoi aspetti negativi. La corsa sfrenata verso guadagni rapidi e facili comporta anche lo sviluppo di aberranti piaghe come il traffico di bambini, lo sfruttamento e l’abuso di minori e, in generale, la privazione dei diritti inerenti alla fanciullezza sanciti dalla Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia». Francesco sottolinea, innanzitutto, che «il fenomeno migratorio non è avulso dalla storia della salvezza, anzi, ne fa parte. «Occorre puntare sulla protezione, sull’integrazione e su soluzioni durature».
Il cardinale Antonio Maria Vegliò, presidente del dissolvendo Pontificio consiglio della pastorale dei migranti e degli itineranti, pur riconoscendo che oggettivamente «non è possibile accogliere tutti i migranti, questo non può significare chiusura. Siamo di fronte a una Europa molto egoista e questo non è umano né cristiano».
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