Migranti, i missionari dichiarano guerra alle fake news: non è vero che c'è una invasione

Migranti, i missionari dichiarano guerra alle fake news: non è vero che c'è una invasione
di Franca Giansoldati
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Giovedì 19 Ottobre 2017, 20:24 - Ultimo aggiornamento: 20 Ottobre, 09:21
Città del Vaticano I missionari scendono in campo contro le fake news sull’Africa. Non è vero, dicono, che c’è una invasione di migranti africani in Italia, non è vero che sono portatori di malaria, che rubano il lavoro ai nostri connazionali, che aggrediscono le italiane. Insomma l’Africa non è una fake news sbottano i comboniani che hanno deciso di rompere il silenzio e raccontare la realtà che le comunità dei missionari incontrano realmente sul campo, in varie zone del continente africano. Migrazioni, conflitti e trasformazioni oltre il muro dei pregiudizi è il titolo di un confronto organizzato dai comboniani il 14 novembre alle ore 11 presso la Sala Marconi della Radio Vaticana.
Prenderanno parte all’incontro padre Domenico Guarino, che vive nella comunità di Palermo ed è impegnato nell’accoglienza dei migranti, suor Gabriella Bottani coordinatrice di ‘Talitha Kum’, una rete mondiale della vita consacrata contro la tratta delle persone, padre Elias Sindjalim, un frate congolese e padre Giulio Albanese, direttore di Popoli e Missione.

«In questi mesi il dibattito pubblico sull’Africa, in Italia e in Europa - affermano i missionari - è stato dominato principalmente dal pregiudizio e dalla paura alimentate spesso da campagne mediatiche e politiche strumentali. Il timore dell’‘invasione’, il rifiuto dell’altro diverso per colore della pelle, cultura, costumi, ha dominato in modo ossessivo la discussione fino a rimettere in circolazione i peggiori pregiudizi: gli africani che portano malattie e povertà, che aggrediscono le donne, che rubano il lavoro, che salgono sui ‘taxi del mare’. Sono fake news. I profughi sono così diventati un nemico, la loro umanità è scomparsa, eclissata da un’informazione sbilanciata. Eppure quei giovani, quelle famiglie in fuga da povertà, carestie e conflitti, raccontano una storia che andrebbe ascoltata per far cadere il muro e costruire il ponte di un possibile cammino comune».
 
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