Il grido di papa Bergoglio: «Vergogna, mai più»

Il papa a Lampedusa
di Franca Giansoldati
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Venerdì 4 Ottobre 2013, 07:56 - Ultimo aggiornamento: 08:18
CITT DEL VATICANO Raccontano i presenti che ad un tratto lo sguardo di Francesco ieri mattina si e' come perso nel vuoto; improvvisamente ha smesso di leggere il lungo discorso sulla Pacem in Terris, il monumento roncalliano sulla convivenza tra i popoli, per andare a posarsi sul gigantesco affresco della parete davanti. Tanto gli è bastato. Una frazione di un secondo. La barca di Pietro squassata dalla tempesta, il cielo nero minaccioso, le onde furiose che sembrano avere la meglio. Negli occhi di Papa Bergoglio è stato come un lampo, quell'immagine gli ha evocato quello che era capitato a Lampedusa qualche ora prima. Come se anche lui avesse vissuto l'orrore patito dai naufraghi, i corpi inghiottiti dagli abissi, quel barcone avvolto dalle fiamme, le urla dei bambini aggrappati alle mamme. «Mi viene solo una parola: vergogna. E' una vergogna!». Ha tuonato andando "a braccio". Francesco si riferiva al tragico bilancio del naufragio, la devastante notizia appresa poco prima a Santa Marta dalla televisione. Un evento che in quell'isola del Mediterraneo, avamposto dell'Europa e meta agognata per una massa di disperati in fuga dalle guerre e dalla miseria nera, provenienti dall'Africa, dal Magreb, dalla Siria, avviene un giorno si e l'altro no. Bergoglio lo sa bene. Quella realtà l'ha vissuta. Non ha caso il suo primo viaggio pastorale in Italia, nel maggio scorso, lo ha voluto fare proprio laddove la speranza muore in mare, cimitero infinito di corpi senza volto. Nelle acque cristalline di Lampedusa il Papa si era recato per gettare tra i flutti petali di crisantemi, accompagnando quel gesto pietoso con parole durissime contro ogni egoismo, contro l'Europa che respinge gli i migrati, contro l'assuefazione delle coscienze. Una riflessione che ha fatto anche ieri mattina, dopo avere urlato: vergogna. Nella sala Clementina sono risuonate le seguenti parole: «La crisi economica mondiale e’ un sintomo grave della mancanza di rispetto per l’uomo e per la verità, con cui sono state prese decisioni da parte dei governi e di cittadini».

LA BATTAGLIA



Conoscendo la passione con la quale Bergoglio porta avanti questa battaglia di civiltà prima che essere una battaglia dettata dalla carità cristiana non è escluso che ne parlerà anche con il premier Enrico Letta ad Assisi, meta del pellegrinaggio che farà oggi sulle orme del Poverello il cui esempio dovrebbe insegnare alla Chiesa una nuova strada basata sulla essenzialità, sulla povertà, sulla solidarietà. Ad Assisi dal Papa sono attesi gesti simbolici carichi di significato universale, così come discorsi capaci di fare riflettere i cattolici e tutti gli uomini di buona volontà. La vergogna di Lampedusa. Perché per il Papa non è possibile chiudere gli occhi e fare finta che niente dopo l'accaduto, sarebbe «un peccato davanti a Dio». Dal mondo cattolico (ma non solo perché anche evangelici ed ebrei si sono associati all'unisono) si sono levate altrettante voci sgomente. La politica è chiamata a battere un colpo. A Lampedusa il Papa aveva invocato un intervento internazionale («Perchè quello che è accaduto non si ripeta»). Intanto il ministro vaticano che segue la pastorale dei migranti, il cardinale Vegliò, insiste nel dire che «tutti noi dobbiamo batterci senza tregua, per migliorare il sistema». Argomento che lui stesso aveva affrontato l'altro ieri incontrando il ministro Kyenge. Omertà e indifferenza non fanno onore a nessuno e c'è da scommettere che ad Assisi, davanti al sepolcro di San Francesco, il Papa tornerà sull'argomento.

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