Il Papa termina la "pulizia" dello Ior, gli utili passano da 69 milioni a 16 milioni

Il Papa termina la "pulizia" dello Ior, gli utili passano da 69 milioni a 16 milioni
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Giovedì 12 Maggio 2016, 13:34 - Ultimo aggiornamento: 14:49

Città del Vaticano - La bonifica dello Ior e la chiusura di oltre 4 mila conti correnti non pertinenti, sta costando assai cara alla banca del Papa. La trasparenza introdotta da Papa Francesco ha comportato di conseguenza un calo notevole di utili. Se nel 2014 ammontavano a 69,3 milioni di euro, quest’anno sono stati 16,1 milioni di euro. Una brusca diminuzione, spiegano i manager dello Ior, causata anche dalla crisi economica e finanziaria. Il calo è stato però parzialmente compensato dai costi operativi che sono stati più contenuti, per effetto di una specie di spending review. Il nuovo direttore generale,  Gian Franco Mammì, presentando il nuovo bilancio (pubblicato anche on line sul sito) ha detto che l’istituto per le Opere di Religione si lascia alle spalle «una fase importante di transizione».  Gli utili vanno interamente al Papa che provvederà a devolverli per progetti di natura umanitaria.  

«Non direi che non sia stato un anno redditizio», spiega ai microfoni della Radio vaticana: «E’ stato redditizio compatibilmente con le difficoltà obiettive del mercato, della sua volatilità, delle crisi che ci sono state, come quella greca. Diciamo che, da parte nostra, è stato fatto un lavoro, comunque, efficiente e di grande dignità. Sarà possibile verificare i numeri dai nostri bilanci. L’utile di quest’anno è coerente con lo scenario economico-politico di riferimento e va considerato anche alla luce del fatto che ci lasciamo alle spalle una fase importante di transizione. Per quanto riguarda invece i rendimenti dei nostri clienti, questi hanno rispettato i loro desiderata».  

 Nota positiva per il bilancio, «nel 2015 si è assistito a una riduzione positiva rispetto all’anno precedente delle spese operative (tramite riduzione dei costi per i consulenti esterni) e delle svalutazioni». I costi operativi sono stati di 24,0 milioni di euro, nel 2014 erano pari a 28,9 milioni di euro. In particolare, le spese per servizi professionali sono diminuite da 11,5 milioni di euro del 2014 a 7,6 milioni di euro del 2015 «grazie ai minori costi di natura straordinaria sostenuti nell’esercizio, dovuti alla conclusione di alcuni progetti, tra cui quelli relativi all’adeguamento alle normative antiriciclaggio e in tema di compliance».  

 «Posso dire con certezza – afferma, più in generale, Mammì – che oggi lo Ior è assolutamente “pulito”, se dobbiamo utilizzare questo termine. E’ stata fatta una grande attività di riordino di tutta la clientela, sulla base di una regolamentazione oggi molto precisa: regolamentazione che ha determinato procedure e regole certe, con griglie normative e procedurali assolutamente efficaci. Diciamo che è stato costituito finalmente un presidio, dal quale sarà impossibile poter tornare indietro».  

 Tra giugno 2013 e dicembre 2015, sono stati chiusi 4935 conti a completamento effettivo del profondo processo di risanamento sui conti passati. Al 31 dicembre 2015, lo Ior ha servito 14.801 clienti. Naturalmente non si trattava di conti “sospetti” ai fini della normativa AML (Anti Money Laundering-Antiriciclaggio), solo di conti che non rientravano nei criteri stabiliti. Solo le posizioni sospette sono state tutte denunciate dall’Istituto alle Autorità competenti. “La chiusura dei conti attualmente “congelati” perché oggetto di accertamento da parte delle Autorità competenti, sarà realizzata dallo Ior non appena questo avrà ricevuto le determinazioni del caso». 
 Al 31 dicembre 2015 l’attivo di stato patrimoniale dello Ior ammontava a 3,2 miliardi di Euro (2014: 3,2 miliardi di Euro), con un patrimonio netto di 670,3 milioni di Euro (2014: 695,0 milioni di Euro). 
 

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