Giubileo, il Papa ha voluto una giornata dedicata a coloro che piangono

Giubileo, il Papa ha voluto una giornata dedicata a coloro che piangono
di Franca Giansoldati
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Mercoledì 27 Aprile 2016, 14:54 - Ultimo aggiornamento: 28 Aprile, 09:25

 Città del Vaticano Spunta il Giubileo per coloro che piangono. Possono essere lacrime di dolore ma anche di felicità, di disperazione così come di commozione per un dono insperato. C’è chi piange per un amico morto e chi piange per un fallimento, chi ha il volto solcato dalla lacrime per un figlio che nasce e chi perché  ha abbandonato qualcosa di importante. Papa Francesco non fa differenza sull’origine del pianto, purché sgorghi dal cuore. La Chiesa deve imparare a consolare gli afflitti. E così venerdì la Porta Santa si apre per tutti coloro che sanno piangere.

 In tre anni di pontificato Francesco ha fatto più di sessanta tra discorsi, messaggi, omelie, lettere, meditazioni quotidiane, angelus e udienze con un esplicito e diretto riferimento alle lacrime, alla funzione purificatrice del pianto o, più in generale, all’umana e insieme divina esperienza del piangere. «Tutti noi, nella nostra vita, abbiamo sentito la gioia, la tristezza, il dolore, ma nei momenti più oscuri, abbiamo pianto? Abbiamo avuto quella bontà delle lacrime che preparano gli occhi per guardare, per vedere il Signore? […] È una bella grazia. Piangere per tutto: per il bene, per i nostri peccati, per le grazie, per la gioia, anche». Più volte il Papa è andato a soccorrere qualcuno che piangeva. Tra gli episodi più toccanti quello che ha come protagonista una bambina di strada di Manila. Stava raccontando al Papa la sua esistenza tribolata quando non è riuscita più a proseguire ed è scoppiata in un pianto a dirotto. L’ultimo episodio, invece, risale al mese scorso, sull’isola di Lesbo. Un immigrato pachistano non riuscendo a contenere il suo dolore si è lasciato andare in un pianto straziante, scosso da mille singhiozzi.

Appena dieci giorni dopo la sua elezione, papa Francesco parlava delle lacrime durante una meditazione quotidiana a Santa Marta: « Ogni cristiano deve dunque dire: “Cristo è morto per me”. È questa la massima espressione dell’amore di Gesù per ogni uomo. E dalla consapevolezza di questo amore dovrebbe nascere un grazie. Un grazie talmente profondo e appassionato che potrebbe anche trasformarsi in lacrime di gioia sul volto di ogni fedele».

 Le lacrime di gioia come quelle di dolore, di ansia come di speranza, ha aggiunto il Papa successivamente, nascono tutte dal grembo dell’amore: “sono figlie di un cuore che desidera e spera solo il bene di colui che si ama. Le mamme questo lo sanno bene! Se una mamma piange lo fa quasi sempre per la sorte dei propri figli. Le loro sono lacrime inquiete frutto del profondo amore che esse nutrono per le loro creature”.
 
 
 

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