Ha poi reso omaggio alla coerenza di fede di un popolo, inginocchiandosi davanti al suo martirio, anche se il termine fa infuriare i turchi, negazionisti. L'anno scorso, durante la messa di commemorazione di un milione e mezzo di vittime, durante una messa solenne a san Pietro, l'aver riconosciuto pubblicamente il primo genocidio del XX secolo, aveva causato pesanti contraccolpi da parte turca, tanto che avevano temporaneamente interrotto le relazioni diplomatiche con la Santa Sede. Francesco davanti agli ambasciatori ha infine ricordato i genocidi di oggi, i massacri dei cristiani nelle zone siriane e irachene, da parte di coloro che usano le loro forze per distorcere l'uso della religione. “In particolare i cristiani, come e forse più che al tempo dei primi martiri, sono in alcuni luoghi discriminati e perseguitati per il solo fatto di professare la loro fede”.
La visita papale coincide con il 25esimo anniversario della indipendenza del Paese ed è stata l'occasione per ricordare la necessità di pace. Così ha invitato gli armeni a “individuare strade utili a superare le tensioni” con l'Azerbaijan, il paese confinante con il quale è in corso un conflitto per il Nagorno Karabakh (popolato da una enclave armena).
“Dovevo venire in Armenia per esprimere il mio affetto per il vostro popolo". Il dialogo privato con il presidente Sargsyan, nel palazzo presidenziale è iniziato con queste parole. Sargasyan ha ricordato che ricorrono i 25 anni delle relazioni diplomatiche tra S. Sede e Armenia dicendo: "sembrano pochi 25 anni ma sono successe tante cose, a cominciare dalla visita di San Giovanni Paolo II del 2001, compresa la messa dell'anno scorso, per le vittime del genocidio, in cui lei ha riconosciuto che è stato il primo genocidio del ventesimo secolo". Mentre si svolgeva l’incontro privato il segretario di Stato Pietro Parolin, in un altra sala del Palazzo firmava un accordo di collaborazione tra S. Sede e Armenia in campo filatelico.
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