La fase finale è stata facilitata dalla Chiesa. Papa Francesco ha incoraggiato subito tutti gli sforzi fatti finora dietro le quinte, in questi anni, dalla Comunità di Sant’Egidio, una specie di facilitatore del progetto di riconciliazione. Fino a qualche anno fa sembrava fantascienza.
Nel corso dei primi dialoghi di pace ospitati dal governo di Castro, sull’isola caraibica, si è capito subito che il clima stava mutando e che si registrava una volontà comune tra le parti a trovare finalmente un modo nuovo per affrontare la transizione e il grande problema della giustizia. Nel corso degli ultimi colloqui ha preso parte, in qualità di osservatore, anche il nunzio apostolico all’Avana, monsignor Giorgio Lingua.
Aveva molto colpito l’invito fatto al Papa dalle Farc, durante il suo soggiorno a Cuba. Chiedevano di potere avere un incontro con lui, e lo avevano definito “l’amico dei poveri, missionario di concordia, colui che ama custodire il creato”. Il Papa aveva risposto con un appello e una preghiera per la riconciliazione.
Ad agosto le Farc con un comunicato avevano annunciato che il cessate il fuoco unilaterale sarebbe stato prolungato sine die, chiedono al governo colombiano un comportamento di fiducia reciproco.
La Chiesa colombiana aveva chiesto insistentemente una decisione simile ritenendola fondamentale per continuare i negoziati di pace in corso all’Avana da circa due anni.
© RIPRODUZIONE RISERVATA