Il grido d'allarme dei vescovi: in Italia la povertà aumentata del 155% in dieci anni

Il grido d'allarme dei vescovi: in Italia la povertà aumentata del 155% in dieci anni
di Franca Giansoldati
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Lunedì 23 Gennaio 2017, 17:38 - Ultimo aggiornamento: 24 Gennaio, 11:23
Città del Vaticano Stavolta il parlamentino della Cei si è aperto con una drammatica fotografia dell'Italia. Il cardinale Bagnasco, presidente dei vescovi, si affida ai numeri. “Dall’inizio della crisi, le persone in povertà assoluta in Italia sono aumentate del 155%: nel 2007 erano 1milione ed 800mila mentre oggi sono 4milioni e 600mila. Dietro ai numeri ci sono i volti e le storie di centinaia di migliaia di famiglie che nelle nostre Diocesi e parrocchie, nei Centri d’ascolto, nelle Associazioni e nelle Confraternite hanno trovato una prima risposta – in termini di beni e servizi materiali, di sussidi e di alloggio – e spesso anche una presa in carico progettuale. Per questo sembra necessario prestare la massima attenzione alla legge delega di introduzione del Reddito d’Inclusione (REI) e alla predisposizione del Piano nazionale contro la povertà”.

La valutazione del cardinale si allunga a prevedere l'orizzonte prossimo. “La crisi economica continua a pesare in maniera significativa sulla nostra gente, specialmente sui giovani e sul Meridione. A maggior ragione, in riferimento all’ennesimo rinvio sui decreti attuativi, stentiamo a capire come mai tutti i provvedimenti a favore della famiglia – che potrebbero non solo alleviare le sofferenze, ma anche aiutare il Paese a ripartire – facciano così tanta fatica a essere realmente presi in carico e portati a effettivo compimento”.

Bagnasco punta l'indice su una classe politica suggestionata da altre tematiche, come l'eutanasia, più che dai problemi reali della gente, delle famiglie. “ La discussione politica verte, piuttosto, su altri versanti, quali ad esempio il fine vita, con le implicazioni – assai delicate e controverse – in materia di consenso informato, pianificazione delle cure e dichiarazioni anticipate di trattamento. Ci preoccupano non poco le proposte legislative che rendono la vita un bene ultimamente affidato alla completa autodeterminazione dell’individuo, sbilanciando il patto di fiducia tra il paziente e il medico. Sostegni vitali come idratazione e nutrizione assistite, ad esempio, verrebbero equiparate a terapie, che possono essere sempre interrotte. Crediamo che la risposta alle domande di senso che avvolgono la sofferenza e la morte non possa essere trovata con soluzioni semplicistiche o procedurali; la tutela costituzionale della salute e della vita deve restare non solo quale riferimento ideale, bensì quale impegno concreto di sostegno e accompagnamento”.

Infine un pensiero di dolore per la tragedia del terremoto. “Ci sta consegnando anche il volto migliore del nostro Paese, della nostra gente, pronta a mettere in gioco la propria vita per salvare quella altrui; disposta a rinunciare a qualcosa di proprio per condividerlo con chi tutto ha perso. Ringraziamo, quindi, le comunità cristiane che – in risposta alla colletta indetta dalla Cei – hanno contribuito finora con quasi 22 milioni di euro”.

Ultimo elemento inserito nella prolusione della Cei è l'immigrazione unita ad un piano di integrazione. “In questa prospettiva, diventa importante sia il riconoscimento della cittadinanza ai minori che hanno conseguito il primo ciclo scolastico, sia la possibilità di affidare i minori non accompagnati a case famiglia: le centinaia di esperienze promosse nelle nostre parrocchie costituiscono una conferma circa la direzione su cui andare”.
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