Florida, l'ago della bilancia record del voto anticipato

Florida, l'ago della bilancia record del voto anticipato
di Flavio Pompetti
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Martedì 8 Novembre 2016, 08:06
NEW YORK - Occhi puntati sulla Florida. L'appendice geografica della costa atlantica non è l'unico stato in bilico nell'elezione odierna, ma è quello il cui risultato potrebbe dare una chiara indicazione sull'esito del voto, e far dichiarare con largo anticipo il vincitore della corsa presidenziale.

Il primo numero da guardare è quello dei voti elettorali in palio: 29, più di un decimo del bottino necessario per superare l'assicella dei 270 voti che garantiscono il traguardo. I sondaggi dell'ultima ora fotografano una situazione di perfetta parità, con distacchi attribuiti a seconda dei sondaggisti ad entrambi i candidati, ma mai superiori ad una frazione di punto. Qualche dettaglio in più viene invece dalla lettura del voto anticipato, e questa lettura non è di buon auspicio per Trump.

MASSA D'URTO
Trump non può permettersi di perdere la Florida, perché una sua eventuale sconfitta andrebbe letta come una insurrezione delle minoranze e latine contro la sua elezione. Se il messaggio passa in Florida dove i dati demografici sono ancora a favore del tycoon newyorkese, è segno che la stessa massa d'urto lo investirà in Nevada e lo minaccerà in Colorado e in Arizona, dove i due gruppi sono ancora più influenti nelle urne. Se invece dovesse spuntarla in Florida, vorrà dire che è riuscito ad aprire una breccia presso le due comunità, e quindi a rimarginare le ferite che ha aperto durante la campagna, quando ha tacciato i messicani di essere «criminali e stupratori», e quando ha detto che l'intera questione della violenza nei ghetti neri, e l'alta incidenza di mortalità violenta al loro interno è un semplice problema di ordine pubblico, da risolvere con maggiori controlli e presenza di polizia.

CON PICCOLO SCARTO
Altri numeri aiutano a capire la meccanica del voto in Florida. Nel 2012 Obama vinse con uno scarto di soli 74.000 voti su 8.400.000 schede depositate, e con una lunga coda di polemiche da parte di afro americani che non erano riusciti a votare per presunti brogli ai seggi. Quest'anno un numero record di persone si sono messe in fila per evitare sorprese. Fino a domenica sera 2/3 degli aventi diritto avevano già depositato il voto con una divisione quasi paritaria tra gli iscritti nelle file democratiche (2.435.000) e repubblicane (2.430.000), ma con un numero ingente (1.200.000) di non affiliati. Nei tre gruppi ci sono meno bianchi e più minoranze rispetto al quadro generale degli aventi diritto, ma specialmente nell'ultimo, quello dei non schierati, la presenza dei soli latini è del 20% rispetto al 14% dei registri elettorali generali. Tra questi, il 36% sono elettori alla prima esperienza di voto, il che fa pensare ad una forza emotiva che li spinge verso i seggi. Questa forza per molti osservatori è il timore delle deportazioni di massa dei loro parenti non in regola con l'immigrazione, che Trump ha promesso. I fanti delle due armate elettorali continuano a spingere gli elettori. I sostenitori di Hillary hanno iniziato domenica l'ultimo assalto con lo slogan messianico souls to the polls(portate le vostre anime ai seggi). La strategia è garantire alla loro candidata una linea di contenimento nei confronti del rivale che possa sostenere l'ultima ondata d'urto, quella di oggi. Tradizionalmente i repubblicani si presentano al voto il giorno delle elezioni in numero maggiore rispetto ai democratici, e un'alta affluenza potrebbe dare a Trump la spallata della quale ha così disperatamente bisogno.

AREE RURALI E CITTADINE
Il candidato repubblicano ieri ha iniziato a Sarasota sulla costa occidentale della Florida, la lunga maratona di comizi della giornata. La geografia elettorale dello stato è abbastanza scontata: le aree rurali del nord e la fascia delle pigre cittadine dell'ovest sono con lui, mentre le metropoli di Miami e di Orlando sono decisamente schierate a favore di Hillary Clinton. Anche questo è un fenomeno che vale per l'intera scacchiera dei 50 stati, nei quali appare sempre più evidente che il consenso per i democratici è alto in prossimità e all'interno dei grandi agglomerati urbani, mentre il dominio repubblicano si estende su ogni periferia, dallo stato di New York a quello della California, per trionfare nelle grandi pianure e nel midwest. La partita in Florida si deciderà invece nella fascia centrale dello stato, in un corridoio di una decina di contee anonime, poco popolate e poco visitate dai candidati nel corso dell'intera campagna, i cui elettori sono probabilmente ignari del ruolo di ago della bilancia che la demografia elettorale ha assegnato loro nella scelta del prossimo inquilino della Casa Bianca.