Roma, la prima donna nella città malata

di Mario Ajello
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Lunedì 20 Giugno 2016, 08:59
Dalla Roma marziana alla Roma virginea. Come sarà? Verrà governata, per la prima volta nella storia della città, da un sindaco donna, Virginia Raggi. Che dice di puntare sulla cura della «normalità», in una Capitale malata e molto difficile. Dopo la Roma dell'impero, la Roma dei papi, la Roma dei popoli (secondo il mito risorgimentale), la Roma della Prima e della Seconda Repubblica, ecco più in piccolo e in complicato la Roma del «cambiamo tutto».

Ma l'agenda Raggi dovrà sperimentare se stessa nel quotidiano e si apre un'altra storia. E' stata ad esempio un'arma vincente, per lei, rassicurare in campagna elettorale il popolo degli autisti Atac, dicendo che lo sciopero durante la partita della Nazionale, è stata «solo una coincidenza», ma sarà assai più arduo vedersela con loro e con le altre corporazioni quando bisognerà risanare quell'azienda e le aziende come quella. 

 

LEGGEREZZA
La leggerezza dell'approccio non sarà più possibile. Venerdì scorso, sul trenino per Ostia, diretti verso il palco del comizio di chiusura della campagna elettorale, la Raggi e Di Battista conversano amabilmente e il Dibba dice a Virginia: «Sei stata di recente a Villa Pamphili? Io ci vado ogni tanto a passeggiare e la trovo sempre vuota. Ecco, dovremo ripopolare di bimbi e di famiglie i giardini». «Ma certo», risponde la Raggi, sul convoglio miracolosamente non in sciopero o in panne, «questo sarà uno dei punti da cui partire per disegnare la Capitale del futuro». Roma diventerà un parco naturale o un parco emozionale? Un paradiso green tutto piste ciclabili come quella promessa tra Roma e Ostia? Di sicuro, le chiacchiere amene non potranno più occupare il paesaggio urbano. Così come non basteranno i mercatini dell'usato, la funivia Boccea-Casalotti, le corsie preferenziali dei bus al contrario («Così le macchine normali non ci si infilano», parola di Virginia). Per non dire del bike e car sharing a volontà, e quanto ai pannolini lavabili: vabbè, bisognerà prima reintrodurre le lavandaie.

Sarà la città del triplete, onestà-onestà-onestà, e soltanto se coniugata alla capacità-capacità-capacità questa precondizione potrà però produrre buona politica e soddisfare i romani che chiedono di «cambiareverso» (l'espressione renziana è comparsa sulle labbra della Raggi nell'ultimo faccia a faccia televisivo) e che hanno riposto le residue speranze nell'offerta grillina. Non si annuncia una rivoluzione nella macchina dell'amministrazione comunale. Non solo perché, per esempio, sul caso dei vigili scioperati di massa nella famose notte della fine dell'anno, Beppe Grillo s'è schierato in loro favore. Ma soprattutto perché, in campagna elettorale, la Raggi - così come il suo avversario, Roberto Giachetti - non ha minimamente fatto cenno alla questione del salario aggiuntivo per i dipendenti pubblici. Che è un aggravio sulle casse dissestate - 13 miliardi di debito - del Campidoglio. Una soluzione si dovrà trovare, ma il messaggio lanciato in questi mesi da donna Virginia verso la burocrazia non è del tipo «apriremo il Campidoglio come una scatoletta di tonno» (sulla falsariga di quanto i grillini dissero quando entrarono in Parlamento) e viceversa è di genere rassicurante. Tanto è vero che, in queste ore di regime change, non si avverte negli uffici comunali un clima da barricate per l'arrivo dei nuovi potenti, semmai di curiosità, di favore o di riciclo. I grillini, insomma, non si stanno avviando verso il comando a cavallo delle ruspe. E quello che sarà l'uomo forte del grillismo al potere nell'Urbe, Daniele Frongia, già avverte: «Non vogliamo fare terrorismo. Non useremo, all'Ama e nel resto del sistema, lo spadone di Kill Bill». 

E i campi rom spariranno o resteranno nella Roma virginea? Ci sarà un censimento anagrafico e patrimoniale negli accampamenti, in modo da imporre ai genitori di mandare i bambini a scuola e agli abbienti che, eventualmente abitano quei luoghi, di acquistare una casa. Grande la curiosità, naturalmente, di scoprire i sistemi di imposizione del rogito. La neo-sindaca ha spiegato che «i rom devono integrarsi all'interno della nostra città, rispettando le leggi che tutti noi rispettiamo. Semplificando, si può dire: annate a lavora'!». Roma sarà la città in cui i nomadi invece di nomadare, cosa che non fanno più da tempo immemorabile, diventeranno travet o spazzini o finalmente saranno adibiti a qualche mansione di pubblica utilità? 

REALTA'
L'impatto con la realtà non potrà che modificare almeno in parte i sogni di partenza e smontare le astruserie del tipo «decrescita felice» o introduzione del baratto. Così è accaduto del resto nella Parma del grillino poi frondista Pizzarotti e nella Livorno del sindaco Nogarin. Al quale la Raggi non vuole somigliare per vari aspetti (il collega toscano non ha quasi più una maggioranza) e soprattutto per uno. Nogarin ha impiegato tre mesi per fare la sua giunta, e nell'agosto successivo alla vittoria se ne andò in vacanza in Sicilia, nel trapanese, e a chi lo stuzzicò chiedendogli «ma quando riuscirai finalmente a fare la squadra di governo» lui rispose: «Non esiste un caso assessori. Nomino assessore San Vito Lo Capo!». Qui non si può. 

Nella Roma che verrà non sarà tre volte Natale e festa tutto il giorno, come nella canzone di Lucio Dalla, anche perché l'impegno chiesto ai cittadini - «Partecipate, aiutateci, non lasciateci soli» - si annuncia straordinario in una situazione che del resto è terribilmente straordinaria e paga l'indifferenza dei cittadini in questi anni rispetto alla gestione della loro città. Se l'agenda Raggi diventerà realtà, anche per scegliere a chi intitolare una strada si chiederà il parere on line dei cittadini, addirittura sul blog di Grillo. Una consultazione pure sulle Olimpiadi ha suggerito, ma restando sul vago, la neo-sindaca in questi mesi. E comunque, il niet iniziale sui Giochi di Roma 2024 potrebbe rivelarsi flessibile. Mentre «Roma Capitale della raccolta differenziata», Roma sicura, Roma «non più immobile ma dinamica nei trasporti e negli scambi», dal campo degli slogan dovranno subentrare in quello della fattibilità. E i romani, dopo il forte investimento che hanno fatto, si aspettano di vedere la Roma virginea esattamente come se la sono immaginata. 

 
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