Corteo antifascista a Roma, nella piazza vintage la sinistra sfila divisa

Corteo antifascista a Roma, nella piazza vintage la sinistra sfila divisa
di Mario Ajello
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Domenica 25 Febbraio 2018, 09:23
Più che gli antifascismi, i reumatismi. «Ho un dolore tutto qui», e un anziano pensionato della Cgil si tocca il femore. «Io - gli dice un compagno imbandierato di rosso - ho la cervicale». E certo, piove. Sarà il clima, oltre all'età anagrafica dei marciatori di «ora e sempre resistenza», ma quella di Roma è una piazza malinconica e non vibrante. Sembra credere poco, e infatti Paolo Gentiloni e Matteo Renzi fanno appena una breve apparizione, allo scopo per cui è stata convocata. Ossia la lotta contro il (fantomatico) ritorno del neofascismo.

Il premier e il capo del Pd si abbracciano, si baciano, e dicono le stesse cose: «Piazza importante, ci siamo tutti». Poi vanno via. E si avverte come una riluttanza da parte degli esponenti del Pd nell'esserci e nel farsi vedere - il retropalco è il luogo più frequentato - anche se qualcuno come Veltroni, Zingaretti, Zanda e altri si mescola al popolo che grida: «Antifascismo, Costituzione, questa è la nostra rivoluzione». Mentre la Boldrini & Grasso, accolti nel corteo con i cori di Bella ciao, godono in mezzo alla folla che li considera i nuovi partigiani. Laura la Pasionaria - Dolores Ibarruri? - in mezzo ai cartelli «venceremos» invoca leggi speciali contro i movimenti d'ispirazione fascista, come se le leggi non ci fossero già, quella Scelba, quella Mancino, e come se non fosse ovvio che CasaPound o Forza Nuova esistono nei quartieri perché la sinistra si è ritirata nel proprio ombelico.

MEZZA TREGUA
E comunque, Pd riluttante e Leu arrembante in questa piazza unita con politici divisi, che si evitano e continuano a detestarsi, ma fingono una tregua almeno per un mezzo pomeriggio. «Ci siamo tutti, sembriamo il Comitato di Liberazione Nazionale: comunisti, socialisti, liberali, cattolici... Ah, c'è Renzi. Ma vabbé: sono stato tante volte in piazza con la Dc». Ognuno mostra di non voler raccogliere i voti vintage dell'antifascismo, ma tutti stanno qui per questo. Nella folla dei ministri - Pinotti, Madia, Orlando, Finocchiaro, Fedeli, Martina - mancano oltre a Padoan quelli pesanti e meno renzianissimamente corretti: Delrio, Minniti, Franceschini.

Gentiloni gira l'angolo per andare via, da una parte, e prende qualche applauso e incassa qualche stretta di mano e qualche consiglio: «Pensa ai giovani che non hanno lavoro». Renzi va via dall'altra parte. Ma nessuno dei due si mischia alla folla. Chi temeva contestazioni ha sbagliato, perché non ci sono state ma neppure erano possibili data la separatezza degli ambiti. «Matteo che sfila in corteo? Beh, insomma, sarebbe chiedergli troppo...», dice un'amica, parlamentare, del segretario dem. Mentre arriva in Piazza del Popolo la coda del corteo, ormai stanco di gridare sia pure flebilmente: «Antifascismo, Costituzione, questa è la nostra rivoluzione». Ci sono un po' di sindaci, a cominciare da quello di Macerata, ma spicca la fascia tricolore di Luca Bergamo, che marcia in rappresentanza della Raggi, anche se i grillini sull'antifascismo non si fanno legare le mani perché devono pescare un po' di qua e un po' di là.

Susanna Camusso guida la prima fila tra gli applausi: «Vacci tu a Palazzo Chigi». Fischietti, bandiere, impermeabili, servizio d'ordine provengono dal sindacato in questa esibizione che Pier Paolo Pasolini - pur non avendo mai sentito l'inflazionata «Bella Ciao» dei Modena City Ramblers che qui risuona ancora una volta - avrebbe definito «liturgica, folkloristica e fumettistica». Ma c'è anche, in Piazza Esedra, da dove sono stancamente partiti i marciatori della Nuova Resistenza, un vecchietto napoletano che vende i gadget protestatari, e a chi non li acquista si rivolge così, sacramentando: «All'anima e chi t'è muorto». Un signore gli risponde: «Mi è appena morto mio papà, centenario, che fu partigiano».

Ma qui quelli dell'Anpi la resistenza l'hanno letta, magari, sui libri di scuola, e in certi casi sembrano tra i vecchi i meno vecchi. Quelli dell'Arci sono guidati dalla presidentessa, Francesca Chiavacci, che lancia una frecciatina a Renzi: «Ci fa piacere che sia qui. Ma lui si sposta a seconda delle opportunità». Giudizio troppo severo, perché comunque Matteo, pur non essendo l'antifascismo classico - o quello che PPP definiva «archeologico» - il suo prediletto è a modo suo presente in questa occasione. Mentre un suo oppositore interno, il governatore pugliese Emiliano, è rimasto a Bari per partecipare a un convegno intitolato: «Giorgio Almirante, l'uomo che immaginò il futuro». Mentre un altro della minoranza Pd, Cuperlo, è qui in piazza e assicura sfidando la realtà: «L'antifascismo non può essere piegato a logiche elettorali». A due passi da lui c'è Maurizio Acerbo, segretario di Rifondazione Comunista confluita in Potere al Popolo, che soavemente osserva: «Tra questa gente il Pd ormai non prende quasi più un voto».

I CARTELLI
Eppure è una tipica piazza ex Pci, l'avrebbe potuta dipingere un imitatore di un imitatore di un imitatore di Renato Guttuso, e una signora sotto lo striscione dedicato a Giacomo Matteotti se la prende in pieno trip da retropia addirittura con il Migliore: «Fu Togliatti a sdoganare il fascismo con l'amnistia del 46». Poi le insensatezze storiografiche della signora vengono travolte dai cartelli con su scritto: «Via, via, la xe-no-fo-bi-a», «Make Italia Antifascista Again». Tutti confondono con chissà quale minaccia epocale le bravate di un po' di ragazzotti con la testa rapata che fanno la faccia feroce e il saluto romano (più ogni tanto anche qualche atto violento), per avere qualche minuto di celebrità in televisione. «Suvvia - dice il filosofo operaista e senatore dem Mario Tronti, che sfila in corteo a dispetto dei suoi 86 anni - non esageriamo il fenomeno di qualche minoranza che si agita». Osservazione saggia, se non fosse che fra sette giorni si vota.
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