Dei 15 superstiti, quasi tutti siederanno sui banchi dell'opposizione, sparpagliata in 8 liste. Sette consiglieri vanno alla coalizione di Giachetti (che in Campidoglio c'era stato con Rutelli, ma da capo di gabinetto): i dem Michela Di Biase, Marco Palumbo, Ilaria Piccolo, Valeria Baglio, Orlando Corsetti e Giulio Pelonzi (aveva saltato un giro nel 2013, dopo avere conquistato un seggio nel 2006 e nel 2008), oltre alla «civica», ex mariniana, Svetlana Celli. Perdono il seggio l'orfiniana Giulia Tempesta, Erica Battaglia e Cecilia Fannunza, fuori anche l'ex deputata Pd Paola Concia. Per Fdi, ottengono un seggio i «veterani» Fabrizio Ghera e Andrea De Priamo; per Forza Italia, Davide Bordoni; e Alessandro Onorato, che siederà accanto ad Alfio Marchini.
MONOCOLORE GIALLO
La maggior parte dei volti nuovi vanno cercati sugli scranni della maggioranza, un monocolore giallo, ma con sfumature rosa, dato che 16 consiglieri su 29 del M5S sono donne. Accanto ai tre uscenti (Marcello De Vito, Daniele Frongia e Enrico Stefano), arrivano 26 «onorevoli» freschi di nomina. Praticamente nessuno ha esperienze amministrative alle spalle. Curricula vari e assortiti, non proprio allineati al cursus honorum dei politici tradizionali. Da Ostia, spinto da oltre 3.500 preferenze, arriva Paolo Ferrara, 45 anni, diploma alberghiero, poi arruolato nelle Fiamme gialle, con cui è diventato campione di salto con l'asta. Tra i debuttanti, c'è anche Daniele Diaco, classe 82, esperto in massaggi con la qualifica di «operatore olistico»; poi Maria Agnese Catini, perito agrario; l'artigiano del rame Pietro Calabrese; la professoressa di liceo Teresa Zotta (da Matera), la segretaria Valentina Vivarelli; e Roberto Di Palma, ragioniere disoccupato che grazie al voto di ieri ha finalmente trovato un'occupazione, nel Parlamento della Capitale.