Amministrative, Renzi in allarme: il Pd ha problemi, non sono soddisfatto. E apre il caso Napoli

Amministrative, Renzi in allarme: il Pd ha problemi, non sono soddisfatto. E apre il caso Napoli
di Marco Conti
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Martedì 7 Giugno 2016, 08:52 - Ultimo aggiornamento: 18:52

ROMA - Se qualcuno pensa che basta perdere in un comune per convincermi a cambiare la legge elettorale, si sbaglia». Matteo Renzi ha appena finito la conferenza stampa durante la quale ha analizzato il primo turno delle amministrative. «Tranne Roma e Napoli siamo al 40 per cento», sostiene pur non dicendosi completamente soddisfatto per i risultati di ieri.
 

 


I TRE POLI
«Abbiamo tutti contro e ancor più sarà così al ballottaggio, ma il referendum sarà un'altra cosa», sostiene. L'appuntamento di ottobre resta l'unico obiettivo del premier. «Noi - spiega - siamo quelli che sostengono il premio alla lista e non alla coalizione, lo confermo su tutta la linea oggi, non è che cambiano idea: il premio va alla lista». Il partito resta a vocazione maggioritaria e anche se le amministrative hanno certificato l'esistenza di tre poli, il Paese ha bisogno di essere governato perché «basta inciuci e ammucchiate».«Non è una dato nazionale», ripete nella enews serale dove conferma che a Roma «Giachetti ha fatto mezzo miracolo» e che ora al ballottaggio «ce la giochiamo sulla capacità di guidare una macchina amministrativa complessa come quella della Capitale». «Certo, noi non siamo contenti, il Pd ha problemi e noi non siamo come gli altri che indossano il sorriso di ordinanza e, come ai vecchi tempi il giorno dopo le elezioni hanno vinto tutti. Tutti sorridono davanti alle telecamere per dire che loro sì che hanno trionfato, signora mia. Spiacente, io non sono fatto così. E l'ho detto chiaro: non sono contento, avrei voluto di più - sostiene - volevamo fare meglio soprattutto a Napoli, dove c'è il risultato peggiore del Pd», ma aggiunge «su 1.300 sindaci il Pd ne porta a casa quasi mille. Ci siamo consolidati come prima comunità politica nazionale ed europea». I grillini «che non si sono candidati ovunque», vanno al ballottaggio «in venti comuni sui 1.300 in cui si votava». E poi ancora un'analisi del risultato degli altri che «non consola», ma c'è. «La Lega crolla, Salvini sta sotto il 3 per cento. A Roma è doppiato da Berlusconi a Milano, doppiato!». «Forza Italia invece esiste ancora e ottiene risultati positivi a Napoli, Milano, Trieste. Ma scompare da Cagliari a Torino, da Bologna a Roma». Botte anche alla sinistra radicale che per mesi ci ha spiegato come funzionava il mondo ed invece non entra in partita né a Roma, né a Torino dove aveva scommesso tanto». Poi un monito alla minoranza interna che rialza la testa non considerando che a sinistra del Pd «non c'è vita». Si dovrà attendere l'analisi dei flussi elettorali per capire dove sono andati a Roma e Napoli gli elettori del Pd e se magari in molti hanno seguito le indicazioni del sindaco dimissionato Marino che ha ammesso di aver votato per la Raggi.

ZAPPING SULLA SCHEDA
«Solidarietà e tenerezza» per coloro «che oggi brindano a percentuali da prefisso telefonico in città importantissime», ma anche la promessa di voler commissariare il partito a Napoli, città nella quale da troppo tempo Pd non riesce a raccogliere consensi in linea al dato nazionale. Il presidente del Consiglio sapeva che l'appuntamento elettorale non sarebbe stato facile. Ancor più lo saranno i ballottaggi qualora dovesse realizzarsi un cartello populista composto da Lega e M5S contro i candidati del Pd. Ed è anche per questo che il premier continua a sostenere che non si tratta di un test sul governo perchè «gli italiani votano sulla base di ciò che propone l'esperienza amministrativa locale. Sanno scegliere, fanno zapping sulla scheda elettorale». Non sarà quindi l'eventualità di uno scontro alle politiche tra lui e un esponente grillino a fargli cambiare idea sulla legge elettorale, anche se le pressioni non mancano e provengono anche da dentro la maggioranza.In attesa che Sala vinca a Milano e che magari Giachetti compia l'altro «mezzo miracolo» contro la Raggi, Renzi prepara la sua personalissima campagna elettorale estiva sul referendum e sul lavoro che ha fatto sinora il governo. Un affondo comunicativo «senza precedenti», assicurano a palazzo Chigi, e che «non ci farà conoscerà l'estate».