Test di medicina giallo sul plico sparito: trovato in un cestino dei rifiuti a Napoli

Test di medicina giallo sul plico sparito: trovato in un cestino dei rifiuti a Napoli
di Camilla Mozzetti
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Domenica 13 Aprile 2014, 09:27 - Ultimo aggiornamento: 14 Aprile, 07:24
ROMA - Si scrive test di ammissione, ma si potrebbe anche leggere come diritto allo studio negato. Almeno per la maggior parte di quei 63mila studenti che, lo scorso 8 aprile, hanno sostenuto i quiz per entrare alla facolt di Medicina.

Monta la protesta delle associazioni degli studenti contro un sistema di accesso all’università che, secondo loro, vìola uno dei diritti fondamentali e inalienabili della persona. Tra petizioni on-line, campagne sui social network, come quella bandita dall’Unione degli universitari e intitolata “#stopaltest io ci metto la faccia”, che ha raccolto in due giorni i selfie di oltre 8mila studenti, non tende a diminuire la frustrazione di chi, sognando il camice bianco, ha dovuto assistere per l’ennesimo anno a una serie infinita di presunte irregolarità. Ben 9mila sono gli aspiranti medici che hanno scritto anche al premier Renzi chiedendo la cancellazione del numero chiuso.



IL PLICO APERTO

A Bari la Digos ha avviato un’inchiesta dopo che nel giorno dei quiz, all’ateneo Aldo Moro, prima della prova, un plico oltre a risultare aperto era privo di una delle cinquanta buste contenenti i test. Per questo s’ipotizza il reato di furto finalizzato alla truffa. L’Udu presenterà un esposto alla Procura della Repubblica di Bari, ma il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, è stata perentoria: i test non saranno annullati. L’ufficio legislativo del ministero dell’Istruzione per il momento non fa marcia indietro e conferma la pubblicazione dei risultati al 22 aprile e la graduatoria nazionale al 12 maggio. Si valuterà, poi, a margine delle indagini se rivedere la questione. Ma non c’è solo Bari a finire nell’occhio del ciclone. A Napoli, secondo quanto denunciato dal portale Skuola.net, una studentessa, il giorno della prova, ha fotografato una busta ministeriale sigillata, contenente le domande in un cestino della spazzatura, senza che nessuno si fosse accorto della scomparsa del plico. Ma dal ministero spiegano che dai controlli non risultano anomalie. A questo si aggiungono le oltre 670 segnalazioni di presunte irregolarità raccolte, in meno di una settimana, dall’Unione degli universitari. «Plichi aperti, ragazzi costretti a tenere i test sulle ginocchia poiché privati di un banco dove potersi sedere, altri a cui il test è stato ritirato prima del tempo», accusa il coordinatore nazionale dell’Udu, Gianluca Scuccimarra. E poi il problema delle famigerate sessanta domande, redatte dal Cambridge Assessment, l’organizzazione no-profit che si occupa di realizzare i test di ammissione per i corsi biomedici in lingua inglese e che dal 2013, dopo l’accordo con il Miur, provvede anche alla compilazione di quelli per gli atenei italiani. Domande «ambigue», le definiscono le associazioni, come la numero 32 sulla molecola prodotta in una cellula fotosintetica in assenza di luce, per la quale la risposta corretta individuata dal ministero – la A – non sarebbe stata l’unica.



LE PROTESTE

«Abbiamo chiesto al ministro, fin dalla sua nomina, un intervento immediato per rivedere il sistema di accesso all’università», prosegue il coordinatore dell’Udu, Scuccimarra. «Se non avremo la possibilità di un confronto – conclude – saremo pronti a scendere anche in piazza». Il Codacons è già pronto a presentare ricorso al Tar del Lazio. Da più parti si invoca la cancellazione dei test e l’utilizzo del sistema francese o svizzero che permette a tutti l’iscrizione alla facoltà di Medicina e che lascia agli studenti il dovere di dimostrare, nell’arco di un anno, con il superamento di tutti gli esami previsti, il diritto di far parte del corso di laurea, pena l’esclusione dalla facoltà. Difficile, tuttavia, da credere possibile, considerato quello che proprio le università italiane mettono in cassa solo con l’iscrizione alle prove d’ingresso. Molti atenei, da anni, inseriscono la voce test di ammissione nei bilanci preventivi e, conti alla mano, per la tornata dell’anno accademico 2014/2015, la media dei 35 euro d’iscrizione per i soli test di Medicina ha fatto incassare agli atenei italiani circa 2milioni 205mila euro.
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