Scuola, per gli studenti è importante ma non serve a coltivare i sogni. Giannini: «Deve essere flessibile»

Scuola, per gli studenti è importante ma non serve a coltivare i sogni. Giannini: «Deve essere flessibile»
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Sabato 21 Novembre 2015, 10:19 - Ultimo aggiornamento: 27 Novembre, 11:14
Uno studente italiano su tre (32%) pensa che gli studi che sta svolgendo non saranno utili per il futuro. Nonostante il 98% dei ragazzi italiani ed europei considerino importante la scuola, il 31% non la considera un luogo ideale dove coltivare i propri sogni.



È quanto emerge da una ricerca demoscopia, condotta da Deloitte insieme a Nexplora, che ha coinvolto studenti over 16, insegnanti e famiglie di Italia, Germania, Francia, Spagna, Regno Unito e Finlandia e un centinaio di aziende del nostro paese. Uno studente su tre, tra tutti gli intervistati, non si assumerebbe se fosse un imprenditore (30%). 1 su 4 non sa cosa fare da grande e solo un genitore su 5 conosce quali sono i lavori oggi più richiesti. In particolare, secondo i ragazzi italiani, per avere successo nella vita servono, nell'ordine, impegno, fortuna, talento, conoscenze e solo al quinto posto istruzione scolastica: uno studente su tre (50% la media europea) non sa indicare quale indirizzo universitario garantisca maggiori opportunità occupazionali.



A livello generale, la qualità dell'istruzione è percepita buona (lo pensa il 53% dei genitori e il 40% degli insegnanti), ma peggiorata nel tempo. Tra le colpe, al primo posto ci sono le infrastrutture. Genitori e insegnanti si attribuiscono vicendevolmente le responsabilità, mentre il 41% degli studenti segnala la mancanza delle imprese a scuola. Secondo le aziende i primi contatti degli studenti con il mondo del lavoro arrivano troppo tardi, solo al momento degli stage e dei tirocini formativi (lo dice il 93% delle aziende).
«La scuola - ha detto il ministro dell'Istruzione, Stefania Giannini - ha bisogno di rapidità, flessibilità e adeguamento al cambiamento.
Alla scuola cerchiamo di dare il fattore utilità, cioè la finalizzazione delle competenze, oltre alla formazione di base che resta il pilastro. L'obiettivo è renderla adeguata ai giovani di oggi, che devono sentirsi a loro agio non sull'ultimo vagone del cambiamento ma sulla locomotiva
».



A livello europeo per un genitore su tre l'insegnante non è più un'istituzione e i genitori sembrano non mettersi in discussione. I docenti italiani sono soddisfatti del proprio lavoro (83%, 95% la media europea), si impegnano in iniziative di aggiornamento più dei colleghi europei (79%; 74%) e sono favorevoli a un sistema di valutazione del proprio lavoro (57%; 57%). Infine, l'istruzione pesa sui bilanci di quasi 9 famiglie italiane su 10 e le borse di studio si rivelano un'occasione persa: solo il 16% dichiara di conoscerne l'esistenza e i meccanismi di funzionamento.




«Dalla ricerca - ha concluso Andrea Poggi, partner di Deloitte - emerge uno stato d'animo comune a livello europeo nei confronti della scuola, sfatando il falso mito che ci vede unici nei nostri difetti. Ora serve un'operazione che miri contemporaneamente al potenziato del sistema scolastico, all'evoluzione dell'attuale sistema socio-culturale e a un diverso ruolo del sistema finanziario ed economico. Serve un Manifesto nazionale dell'istruzione e della conoscenza in cui ogni attore del sistema paese svolga un ruolo proattivo e sinergico di cambio di passo».
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