IL LIMITE
Tanto che in corso d’opera, il 29 maggio, il governo ha varato una direttiva ad hoc per raddoppiare la retribuzione. Il compenso iniziale, infatti, prevedeva un tetto massimo che non avrebbe potuto superare i 2.051,70 euro. Ben poca cosa, rispetto alle numerose prove d’esame e ai tanti compiti scritti da correggere. Le prove, infatti, vanno ancora avanti ed è il terzo mese di lavoro per tutti i docenti che si trovano in commissione. Eppure l’aumento dei compensi è ancora rimasto sulla carta. Non si sa quanto e quando verranno retribuiti i commissari all’opera. Tanti, allora, i docenti che hanno deciso di abbandonare la selezione. Una buona parte di loro ha preferito dedicarsi all’esame di Stato, partecipando quindi alle commissioni per la maturità che, durando un mese circa, assicura compensi più alti fino a un massimo di 2270 euro in base alla distanza della sede di esame rispetto alla residenza. Un’emergenza in piena regola, tanto che il ministero dell’istruzione sta cercando di correre ai ripari rinunciando ai requisiti previsti inizialmente per i commissari. A cominciare dai 5 anni di ruolo. Una chiamata alle armi senza precedenti. La carenza principale riguarda soprattutto i candidati per l’accertamento delle conoscenze informatiche e delle competenze linguistiche. Nella nota del Miur del 14 luglio scorso, firmata dal ministro Stefania Giannini, si legge infatti che, viste le difficoltà di alcuni uffici scolastici regionali nel reperire i commissari nonostante la riapertura dei termini della presentazione della candidatura, con urgenza si ordina di convocare nuovi esaminatori senza considerare i requisiti previsti all’avvio del concorso: «il dirigente dell’Usr competente può ricorrere con proprio decreto motivato alla nomina di componenti aggregati assicurando la partecipazione alle commissioni giudicatrici di esperti di comprovata competenza nel settore». Gli uffici scolastici regionali, infatti, sono in affanno fin dal primo giorno: il sito specialistico Tuttoscuola ha contato ben 450 decreti di modifica delle commissioni per rispondere alle esigenze del concorso di fronte alle troppe rinunce soprattutto nelle regioni centro-settentrionali: la Lombardia ha emesso 101 decreti, il Veneto 56 e la Toscana 49, l’Emilia-Romagna 39 e il Piemonte 31. La Campania ha emesso invece 43 decreti, 38 la Puglia e 20 la Basilicata.
TENTATIVO ESTREMO
Ed è questo, quindi, l’estremo tentativo di viale Trastevere per portare avanti il concorso nei tempi stabiliti. Per garantire così le assunzioni previste. Ma per i sindacati si tratta di una procedura inammissibile. «Il 29 maggio è entrata ufficialmente in vigore la legge che prevede l’aumento dei compensi – afferma Di Meglio – ma tutto è ancora fermo perché mancano i decreti attuativi. Si tratta di un ritardo inammissibile e di una grave mancanza di rispetto da parte della politica nei confronti dei docenti che si sono sobbarcati un carico di lavoro estenuante a fronte di pochi spiccioli. Non stupiscono, dunque, le defezioni di numerosi insegnanti chiamati in questi giorni a esaminare i candidati alle prove orali e le difficoltà incontrate dagli Uffici scolastici regionali nel trovare sostituti. Un caos che ha portato il Miur ad aprire le commissioni ad esperti di comprovata competenza nel settore, cioè a docenti con meno di 5 anni di ruolo e anche a soggetti non necessariamente insegnanti».
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