Esami di maturità/ La prova di italiano e i consueti sbagli nello scegliere i temi

di Sebastiano Maffettone
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Giovedì 23 Giugno 2016, 00:33
Ieri si è svolto in tutta Italia il tema di italiano per la maturità. Non è facile valutare il significato di una prova del genere. Che il processo nel suo insieme si chiami poi “esame di maturità” complica la questione. Quello di maturità è infatti un concetto vago se non addirittura ambiguo.

Cosa per cui l’idea di misurarlo tramite una prova d’esame appare di per se stesso strana. Nell’ambito di questa stranezza generale, il tema di italiano rappresenta il climax del processo. Dove altro si può vedere meglio se il candidato è maturo se non nel momento in cui esprime liberamente le sue idee sulla scia di una traccia che gli consenta di farlo?

Proprio per questa ragione, la scelta dei temi dovrebbe essere quanto più possibile meditata e significativa. Come sappiamo, non sempre ciò avviene. E ciò non per malizia o negligenza, ma piuttosto perché si fa un ragionamento sbagliato sul senso dell’operazione nel suo complesso. L’errore consiste, a parer mio, nel ritenere che bisogna chiedere al candidato di esprimere le sue opinioni più su fatti e vicende di natura generale che sul programma svolto durante l’anno di studi. Si pensa che in questo modo ella o egli si mostri più capace di passare quella formale linea d’ombra in cui consisterebbe la prova della propria raggiunta maturità.
 
Credo che un’idea del genere sia profondamente erronea. In un’istituzione scolastica o accademica seria, nell’occasione di un esame importante, non si dovrebbe chiedere allo studente «che cosa pensa del progresso?» oppure «mi dica la sua sull’immortalità dell’anima». Piuttosto, bisognerebbe sottoporre una questione sulla poetica di Leopardi o Manzoni, sulla filosofia di Kant o le tesi di Marx, sulla storia di Italia o la letteratura latina (se questi sono stati gli argomenti dei corsi). Insomma, meglio assai cercare di capire quanto uno studente abbia capacità di interpretare quanto ha studiato sotto la guida di un professore, piuttosto che spingerlo a ripetere quelli che sono nella maggior parte dei casi luoghi comuni presi da un dibattito televisivo a da un blog qualsiasi.

Le tracce dei temi di questo anno esemplificano abbastanza bene l’errore di cui sto parlando. Come parecchi lettori sapranno, si è chiesto agli studenti di esprimersi su temi quali Umberto Eco e la letteratura, il voto alle donne nel 1946, l’esplorazione dello Spazio, il concetto di confine, il paesaggio e il rapporto padre figli. Qualcuno ha voluto criticare queste tracce accusandole di banalità o di troppa prevedibilità. Dopotutto Umberto Eco è stato un intellettuale italiano di fama mondiale ed è morto da poco. E quest’anno ricorrono i settanta anni del voto alle donne (1946). Ragione per cui, è possibile che girassero tra gli studenti pizzini più o meno elettronici con temi svolti su argomenti del genere. Suppongo che ciò sia meno vero per temi affatto generali quali l’esplorazione dello spazio, il rapporto padri figli (perché non madri, poi?), oppure il rilievo del paesaggio e la natura dei confini. Ma, mi ripeto, non credo che il problema sia di questo tipo.

La maturità di uno studente, ammesso che sia possibile vedere da una prova d’esame qualcosa di tanto misterioso, non si può vedere analizzando quanto scrive su cose che non conosce “ufficialmente”. La si può invece meglio testare guardando a come guarda a ciò che ha dovuto apprendere nel corso degli anni di studio e nei limiti dei programmi. Questo è l’unico modo tra l’altro per prendere sul serio noi stessi come parti di un’istituzione. Solo una scuola che non ha alcuna fiducia in se stessa può chiedere agli studenti di esprimersi su temi diversi da quelli che hanno studiato e su cui non possono essere competenti se non per caso.

Nell’ambito dei programmi svolti, invece, gli studenti possono motivare con qualche rigore le loro opinioni, discutere versioni alternative e critiche, e infine difendere con successo le proprie tesi. Sarebbe a dire fare quello che normalmente si fa in qualsiasi saggio breve o lungo che abbia un minino di valore scientifico. Non so quanto qualcosa del genere esprima maturità. Ma sicuramente esibisce serietà. Non una cosa da poco…
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