Il virus Zika minaccia le Olimpiadi di Rio, sconsigliati i viaggi alle donne incinte

Il virus Zika minaccia le Olimpiadi di Rio, sconsigliati i viaggi alle donne incinte
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Venerdì 29 Gennaio 2016, 13:37 - Ultimo aggiornamento: 30 Gennaio, 16:24

Il virus Zika potrebbe mettere a repentaglio le Olimpiadi di Rio de Janeiro previste per il mese di agosto. Atleti e turisti stanno infatti valutando la possibilità di recarsi in Brasile, una delle aree del mondo più colpite, considerata dagli esperti come l'epicentro dell'epidemia in corso. Nel Paese sudamericano sono 1,5 mln le persone già colpite, mentre sono stati riportati migliaia di casi di bambini nati con danni cerebrali e segni di microcefalia. Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, Zika si è diffuso in oltre 20 nazioni e territori dell'emisfero occidentale, dimostrando quanto rapidamente può procedere, anche senza grandi manifestazioni internazionali. Tuttavia, sempre per l'Oms, è «molto improbabile» sconsigliare di recarsi in Brasile per le Olimpiadi. Intanto le squadre di Australia, Russia, Usa e Gb fanno sapere di monitorare attentamente la situazione in vista delle Olimpiadi, riporta il Telegraph

«Secondo le nuove linee guida, tutte le donne del team incinte al momento dei Giochi dovrebbero considerare i rischi con molta attenzione prima di decidere se procedere con il viaggio in Brasile», afferma David Hughes, direttore medico del team australiano. Vitaly Mutko, ministro russo dello Sport, spiega che il suo Paese sta «impiegando tutte le misure protettive» necessarie per assistere i propri atleti. Guardia alta anche in Gran Bretagna. «Il nostro team medico sta collaborando con gli specialisti della London School of Tropical Medicine - afferma il portavoce della British Olympic Association - per dare agli atleti consigli di viaggio il più possibile aggiornati, che includano anche strategie per prevenire le punture di zanzare. Informazioni già condivise con tutti gli sportivi, che saranno aggiornate fino alla partenza per i Giochi». Patrick Sandusky, portavoce del comitato olimpico americano, aggiunge che «stiamo lavorando per assicurare che la nostra delegazione e quelle affiliate siano coscienti delle raccomandazioni dei Cdc (Centers for Diseases Control and Prevention) sui viaggi in Brasile».

I ricercatori brasiliani credono che Zika sia arrivato nel loro Paese durante un'altra grande manifestazione sportiva, la World Cup del 2014, quando centinaia di migliaia di visitatori sono arrivati nella Nazione sudamericana. Il ceppo virale è probabilmente originario della Polinesia, dove c'era un focolaio in quel periodo. Tuttavia, secondo l'Oms, è «molto improbabile» sconsigliare di recarsi in Brasile per le Olimpiadi. Nel frattempo hanno iniziato a vaporizzare i potenziali siti di riproduzione delle zanzare in vista del carnevale, che attrae ogni anno centinaia di migliaia di persone. Per Mario Andrada, portavoce del comitato organizzatore brasiliano, «è fuori discussione cancellare i Giochi o spostarli in un'altra città a causa di Zika». Andrada fa sapere che alcune squadre stanno monitorando quotidianamente i siti olimpici per eliminare problemi come l'acqua stagnante dove le zanzare possono riprodursi. I funzionari stanno anche cercando di lavorare sull'aspetto psicologico degli atleti che temono di contrarre il virus, garantendo loro una fornitura di repellente per zanzare e mantenendo le squadre di ogni nazione informate sul virus. «Il rischio non è uno scherzo, quindi dovremo mantenere questo programma di controllo fino alla fine delle Paralimpiadi», conclude il portavoce.

VENEZUELA
In Venezuela si sono registrati 4.700 «casi sospetti» di infezione del virus Zika, e il governo ha preparato un «piano di azione integrale» contro la malattia. Lo ha detto il ministro della Sanità, Luisana Melo, fornendo così i primi dati ufficiali sull'epidemia nel paese. «Attualmente in Venezuela abbiamo 4700 casi sospetti, cioè casi nei quali sono apparsi i sintomi della malattia ed è stata effettuata una consulta medica», ha detto Melo durante la presentazione di un piano contro la proliferazione delle zanzare in una zona di Caracas. «La Zika è una malattia nella quale i sintomi iniziali sono molto leggeri», ha aggiunto il ministro, sottolineando che per ogni 4 casi di infezione 3 non portano a una consulta medica, per cui è probabile che la cifra di 4700 sia inferiore alla reale quantità di casi sospetti. Melo ha detto anche che fra i casi registrati finora esiste «una percentuale» in cui si presentano anche complicazioni neurologiche, come la sindrome di Guillain-Barrè -un tipo di polinevrite che produce una paralisi progressiva degli arti- senza però precisare la quantità di casi di questa patologia.

Il governo ha annunciato un «piano di azione integrale» contro il virus Zika, concentrato su una zona della capitale e altre 590 zone a rischio sul territorio nazionale.

VIAGGI SCONSIGLIATI NON SOLO ALLE DONNE INCINTE
Viaggi sconsigliati nei paesi con il virus Zika non solo alle donne in gravidanza ma anche alle persone con «malattie del sistema immunitario o con gravi patologie croniche». Lo prevedono le nuove linee guida sulla malattia pubblicate dal ministero della Salute, che saranno affisse sotto forma di poster in porti e aeroporti.  

«Sebbene l'Oms, al momento, non raccomandi l'applicazione di restrizioni di viaggi e movimenti internazionali verso le aree interessate da trasmissione di virus Zika - si legge nelle raccomandazioni - si ritiene opportuno, sulla base di un principio di estrema precauzione: informare tutti i viaggiatori verso le aree interessate da trasmissione diffusa di virus Zika di adottare le misure di protezione individuale per prevenire le punture di zanzara. Consigliare alle donne in gravidanza, e a quelle che stanno cercando una gravidanza, il differimento di viaggi non essenziali verso tali aree. Consigliare ai soggetti affetti da malattie del sistema immunitario o con gravi patologie croniche, il differimento dei viaggi o, quantomeno, una attenta valutazione con il proprio medico curante prima di intraprendere il viaggio verso tali aree». La nota recepisce anche le raccomandazioni ai donatori già espresse dal Centro Nazionale Sangue, secondo cui è meglio attendere 28 giorni prima di donare se si è stati nei paesi con il virus. Per chi torna il consiglio è di fare attenzione nei primi 12 giorni a sintomi compatibili con la malattia come febbricola, dolori articolari e muscolari, eruzioni cutanee, congiuntivite

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