Sanità, liste d'attesa e costi elevati: «11 milioni di italiani hanno dovuto rinunciare alle cure nel 2016»

Sanità, liste d'attesa e costi elevati: «11 milioni di italiani hanno dovuto rinunciare alle cure nel 2016»
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Mercoledì 8 Giugno 2016, 12:06 - Ultimo aggiornamento: 9 Giugno, 09:15
Più cure, ma solo per chi può pagarsele. Se infatti è arrivata a 34,5 miliardi di euro la spesa sanitaria sostenuta di tasca propria dai cittadini dello Stivale (con un incremento del 3,2% nel 2013-2015, il doppio dell'aumento della spesa complessiva per i consumi delle famiglie nello stesso periodo, pari a +1,7%), sono diventati 11 milioni nel 2016 gli italiani che hanno dovuto rinviare o rinunciare a prestazioni sanitarie nell'ultimo anno a causa di difficoltà economiche, non riuscendo a pagarle di tasca propria. Ben 2 milioni in più rispetto al 2012. È quanto emerge dalla ricerca Censis-Rbm Assicurazione Salute, presentata oggi a Roma al VI 'Welfare Day'. Al cambiamento 'meno sanità pubblica, più sanità privatà si aggiunge, dunque, il fenomeno della sanità negata: 'niente sanità senza soldì. Riguarda, in particolare, 2,4 milioni di anziani e 2,2 milioni di millennial. L'andamento della spesa sanitaria privata - evidenzia l'indagine - è tanto più significativo se si considera la dinamica deflattiva, rilevante nel caso di alcuni prodotti e servizi sanitari. Sono lievitati i ticket pagati dagli italiani, visto che il 45,4% (cioè 5,6 punti percentuali in più rispetto al 2013) ha pagato tariffe nel privato uguali o di poco superiori al ticket che avrebbe pagato nel pubblico. «Sono 10,2 milioni gli italiani che fanno un maggiore ricorso alla sanità privata rispetto al passato - ha detto Marco Vecchietti, amministratore delegato di Rbm Assicurazione Salute - e di questi il 72,6% a causa delle liste d' attesa che nel servizio sanitario pubblico si allungano».

Sono 7,1 milioni gli italiani che nell'ultimo anno hanno fatto ricorso all'intramoenia (il 66,4% proprio per evitare le lunghe liste d' attesa). Il 30,2% si è rivolto alla sanità a pagamento anche perché i laboratori, gli ambulatori e gli studi medici sono aperti nel pomeriggio, la sera e nei weekend. Pagare per acquistare prestazioni sanitarie è ormai un gesto quotidiano: più sanità per chi può pagarsela. Per il 45% degli italiani la qualità del servizio sanitario della propria regione è poi peggiorata negli ultimi due anni (lo pensa il 39,4% dei residenti nel Nord-Ovest, il 35,4% nel Nord-Est, il 49% al Centro, il 52,8% al Sud), per il 41,4% è rimasta inalterata e solo per il 13,5% è migliorata. Il 52% degli italiani considera inadeguato il servizio sanitario della propria regione (la percentuale sale al 68,9% nel Mezzogiorno e al 56,1% al Centro, mentre scende al 41,3% al Nord-Ovest e al 32,8% al Nord-Est). La lunghezza delle liste d' attesa è il paradigma - secondo l'indagine - delle difficoltà del servizio pubblico e il moltiplicatore della forza d'attrazione della sanità a pagamento.

Il ministro Lorenzin. «È chiaro che il Sistema Sanitario deve fare i conti con la grave crisi economica che le famiglie stanno vivendo e che questa indagine Censis ci conferma la necessità di difendere l'aumento previsto del Fondo Sanitario per il 2017-18, che intendiamo utilizzare tra l'altro per sbloccare il turn over.
Deve essere chiaro a tutti che non si possono fare le nozze con i fichi secchi
». Lo afferma il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, commentando i dati Censis. In relazione ai dati diffusi sugli italiani che rinunciano alle cure a causa delle difficoltà economiche, Lorenzin sottolimnea che «si tratta di un problema conosciuto, per la cui soluzione stiamo operando da tempo con il Ministero dell'economia e delle finanze, le Regioni ed i professionisti del Servizio Sanitario Nazionale». La soluzione, afferma, «passa da una profonda riorganizzazione del sistema delle liste di attesa, soprattutto in alcune regioni italiane». Quello che il Censis «non rileva - prosegue - è che alcuni territori del nostro Paese offrono modelli sanitari d'avanguardia, altre non garantiscono, come dovrebbero, il funzionamento della rete territoriale, prima e dopo il ricovero in ospedale. L'obiettivo è quello di uniformare l'intero territorio nazionale su questi standard elevati, così da permettere a ciascun cittadino di ottenere in tempi rapidi le prestazioni sanitarie di qualità». «Trovo singolare - rileva inoltre il ministro - che secondo l'indagine Censis il 51% degli italiani si schieri contro le sanzioni ai medici per le prescrizioni inutili, sanzioni che non ci sono, come ho avuto modo di ripetere più volte. È chiaro che il Sistema Sanitario Nazionale deve fare i conti con la grave crisi economica che tutte le famiglie italiane stanno vivendo e che questa indagine ci conferma la necessità di difendere l'aumento previsto del Fondo Sanitario Nazionale per gli anni 2017 e 2018». Fondo, conclude il ministro, che «intendiamo utilizzare per sbloccare il turn over e stabilizzare il personale sanitario precario, rifinanziare il Fondo per l'epatite C, coprire i costi dei nuovi farmaci oncologici e garantire a tutti i cittadini accesso gratuito alle cure».
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