Unioni civili, spunta la exit strategy: stralcio adozioni e niente voti segreti

Angelino Alfano
di Nino Bertoloni Meli
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Venerdì 5 Febbraio 2016, 09:59 - Ultimo aggiornamento: 6 Febbraio, 12:55

Dài e dài, alla fine la mediazione arriva. Le unioni civili con annesse adozioni gay erano diventate il classico terreno di battaglia che richiedeva l'intervento del genio pontieri. E così è stato, o meglio, così si va profilando. Auspice il senatore Giorgio Tonini, cattolico renziano nonché padre di sette figli, la proposta di base è stata avanzata, anche se abbisogna di un'aggiunta non secondaria.

LA PROPOSTA
La proposta: le unioni civili restano, mentre la stepchild adoption, croce e delizia di tutte le perplessità divisioni contrarietà polemiche, viene stralciata ma non a data da destinarsi, non per essere riposta in un cassetto, no, viene assegnata in delega al governo che «entro sei mesi massimo un anno» deve legiferare all'interno di un provvedimento ad hoc sulle adozioni. «Lo stralcio può essere una via d'uscita se serve ad aumentare e non a ridurre il consenso alla legge, senza diventare un pretesto per affossarla», ha spiegato Tonini all'Avvenire. L'obiettivo è di recepire la disponibilità avanzata dall'alleato di governo, Angelino Alfano, che ha sì definito «traumatica» l'approvazione del ddl Cirinnà a braccetto dei cinquestelle, ma ha anche suggerito di togliere dal provvedimento gli elementi «divisori», e ha aggiunto che se così sarà, allora Ncd voterebbe a favore e si tornerebbe alla maggioranza conosciuta e non a quella traumatica.
 
Ma la mediazione non si ferma qui, abbisogna di un ulteriore elemento ritenuto conditio sine qua non. Quale? La richiesta è che si rinunci ai voti segreti, nessun cattolico dem o alfaniano o, insomma, della maggioranza, deve puntare a far ricorso allo scrutinio segreto per far passare, o non far passare, quanto ritiene indigesto. Un patto tra gentiluomini che punta a far approvare a larga maggioranza, quindi anche con i voti FI e di quanti dicono sì alle unioni civili, il ddl Cirinnà che a quel punto sarebbe un semi-Cirinnà, un Cirinnà depurato salvo impegno a spostare la materia adozioni nella delega. Una proposta mediatoria che aleggiava da tempo, l'unica in grado di riacciuffare una maggioranza altrimenti in via di sfarinamento sia pure su un provvedimento squisitamente parlamentare che non dovrebbe mettere in discussione gli equilibri governativi. Una exit strategy in grado di salvaguardare buona parte del ddl e tutta la maggioranza.

Se la mediazione a base di stralcio e niente voti segreti andrà in porto, dal punto di vista politico sarebbe un cambio in corsa di maggioranza, «sarebbe abbandonare l'incerto per il certo», come chiosa uno dei parlamentari impegnati nel tentativo. Tradotto: il Pd non si fida del M5S dove una parte continua a considerare i dem «il nemico da colpire», e comunque non considera un'alleanza sia pure una tantum con i grillini una strada foriera di chissà quali sviluppi.

DIVISIONI DEMOCRAT
C'è poi la partita interna al Nazareno: il settore che si vuole più di sinistra della maggioranza renziana, giovani turchi in testa, vuole l'approvazione del Cirinnà così com'è comprensivo di stepchild, e quando tempo fa altri della stessa maggioranza posero il dubbio su che tipo di alleanze costruire e, soprattutto, se si era in grado di vincere in Parlamento, la risposta fu «se andremo sotto, almeno cadremo combattendo», argomentazione e prospettiva che non sono proprio nelle corde di Renzi. Il quale finora si è tenuto alla larga dalla vicenda, facendo filtrare un atteggiamento del tipo «io ci ho provato a far passare una legge moderna e coraggiosa, ma il Parlamento non ha voluto», argomentazione che rimane sul tappeto, ma l'impressione è che stia avanzando quell'altro tipo di mediazione foriera di maggiori garanzie di successo.

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