Ue taglia stime su Italia, Renzi: «Non cambia nulla, manovra da escludere»

Padoan e Renzi
di Alberto Gentili
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Venerdì 5 Febbraio 2016, 08:55 - Ultimo aggiornamento: 20:18

ROMA Matteo Renzi ha risposto con un'alzata di spalle alle previsioni nuove economiche di Bruxelles. «Gli zero virgola non contano nulla, nessun allarme. Tanto più che andiamo meglio di tanti partner», ha commentato il premier con i suoi collaboratori. E chi, un po' spaventato per la guerra esplosa con la Commissione sulla flessibilità e il dato negativo del deficit strutturale (il disavanzo al netto del ciclo economici), ha chiesto a Renzi se all'orizzonte si stia per affacciare una manovra correttiva, ha ricevuto questa risposta: «Una manovra? E' da escludere, di certo non facciamo gestire i nostri conti agli euroburocrati. E state tranquilli, sarebbe lunare una procedura d'infrazione contro l'Italia».

«IL FRONTE DELLA CRESCITA»
I “no” alla manovra correttiva” e quel negare l'eventualità di una procedura d'infrazione, secondo il governo si basa «sulla svolta politica che sta avvenendo in Europa». Oggi Renzi incontrerà all'Aja il premier Olandese, Mark Rutte, e sentirà al telefono («su richiesta») il presidente francese Francois Hollande. «Ma anche il cancelliere austriaco Faymann, il premier svedese Lofven e il leader socialista spagnolo Sanchez, sollecitano incontri con Renzi», raccontano a palazzo Chigi. «Il segno», secondo il premier, «che sta nascendo un fronte per la crescita e si sta sciogliendo l'iceberg del rigore, sotto i colpi della crisi e la minaccia dei populisti. E noi stiamo indicando una nuova strada per salvare l'Europa dall'asfissia e dalla sclerosi della burocrazia dello zero virgola».
 
Ma il “no” alla manovra si basa anche «su dati e fatti concreti». Tant'è, che a palazzo Chigi e all'Economia non rivedono al ribasso la crescita (fissata all'1,6% contro l'1,4% stimato da Bruxelles) e non ritoccano al rialzo, come invece ha fatto la Commissione, il rapporto deficit-Pil che resta, per l'anno in corso, al 2,4% (2,5% per i tecnici europei).

«In più il quadro è sostanzialmente positivo o in linea con gli altri Paesi», sostiene Filippo Taddei, ascoltato responsabile economico del Pd, pronto a snocciolare una valanga di dati: «Il nostro avanzo primario resta tra i più alti d'Europa, solo la Germania e l'Irlanda fanno meglio, dimostrando che siamo tra i più virtuosi. Questo vale anche per il deficit strutturale: siamo passati al meno 1,7 con un peggioramento dello 0,7. La Germania è peggiorata dello 0,5. E se si vanno a guardare Francia e Spagna stiamo ancora meglio: gli spagnoli sono a un meno 2,6 e i francesi a un meno 2,3. Da tutto questo è facile dedurre che sarebbe lunare una procedura contro l'Italia. E se è vero che la crescita non brilla, è pur vero che siamo in linea con l'Eurozona e appena uno 0,4% sotto la Germania». Dulcis in fundo in debito: «La Commissione ha riconosciuto che cala e l'ha fatto senza considerare i proventi delle privatizzazioni. Dunque...».

A GIUGNO LA PARTITA VERA
La partita, quella vera, in ogni caso si giocherà a giugno. Dopo che la Commissione avrà risposto alla richiesta italiana di 1 punto di flessibilità, pari a 16 miliardi. E dopo che avrà diffuso le “raccomandazioni specifiche” Paese per Paese. Ma anche su questo fronte a palazzo Chigi e all'Economia ostentano «assoluta serenità»: «Dei 16 miliardi complessivi 6,4 sono sicuri, visto che ci è stato già assicurato il via libera a uno 0,4% di flessibilità legato alle riforme», dice uno dei consiglieri economici di Renzi, «sub judice restano 1,6 miliardi per uno 0,1% di flessibilità aggiuntiva legata sempre alle riforme, 4,8 miliardi per gli investimenti e 3,2 per ondata migratoria». Ebbene, il punto di caduta potrebbe essere una limatura di 1,2 miliardi: nella legge di Stabilità infatti il governo ha impegnato solo 2 dei 3,2 miliardi richiesti alla voce “migranti”: 1 per la sicurezza e 1 per il “bonus cultura” ai diciottenni.

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