Salva-Berlusconi, Toti: sbagliato fermare riforma fiscale ma no ricadute per Colle

Giovanni Toti
di Sonia Oranges
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Martedì 6 Gennaio 2015, 05:43 - Ultimo aggiornamento: 14:05
«Ritirare un provvedimento importante per tanti italiani come la delega fiscale, perché potrebbe beneficiarne anche Silvio Berlusconi, mi pare profondamente sbagliato. In ogni caso non è certo Forza Italia a decidere, visto che siamo all'opposizione»: così Giovanni Toti, europarlamentare azzurro e consigliere politico dell'ex Cavaliere, sgombra il campo dalle tesi complottiste sull'ultimo affaire che infiamma il Palazzo. Sottolineando che la vicenda «non influirà in alcun modo» sull'elezione del Capo dello Stato.



Prima di tutto: facciamo chiarezza su come sono andati i fatti?

«Non ne ho idea. I dettagli del decreto delegato che qualcuno insiste a considerare un regalo a Berlusconi, io li ho letti sui giornali. La verità è che il presidente ha oramai scontato la sua ingiusta condanna e siamo certi che la corte di Strasburgo annullerà del tutto quella sentenza, comprese le pene accessorie, sancendo così la sua totale assoluzione. Viviamo questa storia da spettatori. Credo ci sia altro su cui ragionare, se ancora una volta è stata fermata una riforma perché ritenuta salva-Berlusconi. Personalmente, considero sacrosanto stabilire la non punibilità nel reato di evasione fiscale qualora l'Iva o l'imposta sui redditi evasa non sia superiore al 3%. Anzi, se devo dirla tutta, la soglia indicata mi pare ancora troppo bassa».



Ma allora perché si parla di nuovo di norma ad personam?

«E' come dire che non sarebbe giusto abolire le tasse sulla casa, perché Berlusconi è proprietario di tanti immobili. O che non si può cancellare il pedaggio autostradale perché Berlusconi utilizza qualche volta l'automobile. Di nuovo ha avuto la meglio il riflesso condizionato dell'antiberlusconismo, la sinistra non riesce proprio a liberarsene. Io voglio sperare, invece, che il governo intendesse doverosamente semplificare la vita degli italiani nel loro rapporto con il fisco. Se poi qualche teorico dei complotti ha voluto interpretare la norma come un inciucio, è grave che l'esecutivo abbia dato credito a questi argomenti, ritirando il provvedimento, senza avere il coraggio di difendere le proprie scelte e l'interesse dei cittadini. Speravo che Matteo Renzi avesse un'altra visione del mondo. Ha però detto che ripresenterà il decreto delegato, dunque sospendo il giudizio».



C'è chi sospetta che si voglia indebolire il Patto del Nazareno.

«Il dialogo con il Pd e il patto del Nazareno, riguardano altro, hanno per oggetto le riforme istituzionali. Forza Italia rispetterà gli accordi. E non per favorire Renzi, ma per avvantaggiare il Paese. Invece di parlare del nulla, dovremmo preoccuparci di portare a casa le riforme e una buona legge elettorale. Dovremmo semmai interrogarci sul fatto che la politica non è più in grado nemmeno di costruire un ponte che non crolli. O sull'amministrazione di Roma che fa acqua da tutte le parti, come dimostra l'assenza dei vigili a Capodanno: sarebbe meglio, come diciamo da tempo, andare al voto. Abbiamo davanti a noi un anno drammatico: c'è l'emergenza greca che affonda le borse, i nostri conti sono sotto osservazione, le aziende continuano a chiudere. E noi ci occupiamo dei codicilli?».



La coincidenza tra l'approvazione delle riforme istituzionali e l'elezione del nuovo Capo dello Stato, però, complica il quadro.

«Mi auguro che siano rispettati i tempi e che si cambi passo. Ripeto: noi rispettiamo i patti, e mi auguro che il Pd faccia lo stesso, senza frenesie. Ma la cosa più importante è che le scelte siano condivise. Sulle riforme come sul nuovo presidente della Repubblica, come ci chiede la Carta costituzionale, quando Giorgio Napolitano riterrà opportuno dimettersi. L'importante è che sia una personalità in cui possano riconoscersi sia il centrodestra, sia il centrosinistra».



Le polemiche di queste ore influiranno sul voto per il Quirinale?

«Non per quanto ci riguarda. L'esito della delega fiscale non influirà in alcun modo sulla partita per il Colle. Che per noi è prioritaria, perché avere un Capo dello Stato condiviso, è una necessità per il Paese».



Eppure nel suo partito c'è chi teme che si in atto un pressing sull'ex Cavaliere, proprio in vista della successione a Napolitano.

«La dietrologia è uno sport ampiamente praticato, in Italia. Io preferisco stare ai fatti: servono riforme e serve una persona autorevole e riconosciuta come arbitro imparziale che sieda al Quirinale. Queste sono le nostre stelle polari. E se c'è chi ci ricama sopra, ce ne faremo una ragione. Non sarà né la prima, né l'ultima volta».