Terremoto, Delrio: «Non lasceremo sole le famiglie, piano per la sicurezza del Paese»

Terremoto, Delrio: «Non lasceremo sole le famiglie, piano per la sicurezza del Paese»
di Umberto Mancini
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Venerdì 28 Ottobre 2016, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 29 Ottobre, 07:35

«Siamo pronti ad aumentare le risorse destinate alle aeree colpite dal terremoto ben oltre i 4,5 miliardi inseriti in manovra. Appena ci saranno delle stime precise sui danni, decideremo gli interventi. Non ci tireremo indietro. Di certo non lasceremo sole le famiglie così duramente colpite e, gradualmente, metteremo in sicurezza tutto il territorio nazionale». E’ ancora un po' scosso il ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, dopo aver terminato il sopralluogo insieme a Matteo Renzi nelle zone devastate dal sisma. 

«Siamo venuti qui - dice Delrio al Messaggero - per testimoniare la vicinanza del governo, incontrare i sindaci, ringraziare chi si è impegnato in questa gara di solidarietà e mutuo soccorso, dai carabinieri alla protezione civile, ai volontari. Ci tenevamo molto ad essere vicino a questa gente così tenace e fiera. E dopo il consiglio dei ministri, che ha stanziato 40 milioni per l’emergenza, ora modificheremo il decreto per Amatrice, allargando la zona ai paesi colpiti. E spero, come ha detto il premier Renzi, che il Parlamento approvi immediatamente il provvedimento».

Ma oltre al decreto serve un segnale forte anche sul fronte delle risorse: i 4,5 miliardi già previsti sono destinati ad aumentare?
«Mi pare evidente. I danni sono ingentissimi in questi piccoli borghi, specialmente al patrimonio artistico, ai centri storici, tante chiese sono andate distrutte, tante opere d’arte sono a rischio. Bisogna dare un segnale forte». 

Nonostante i vincoli della Ue che già storceva il naso per Amatrice e i piani di ricostruzione?
«Discutere di decimali in questa situazione mi sembra fuori dal mondo. Se il cratere si allarga, non si possono non aumentare le risorse. Bruxelles lo capirà».

L’obiettivo del governo, ambizioso quanto difficile, è mettere in sicurezza tutto il Paese, ovviamente in un arco temporale ampio. Si parla di una cifra di circa 350 miliardi per farlo. E’ credibile?
«Sì. Se tutto il Paese fosse messo in sicurezza la cifra sarebbe quella. Credo sia giusto però avere delle priorità: scuole, ospedali ed edifici pubblici, per troppo tempo trascurati. E poi con il bonus per le ristrutturazioni che abbiamo inserito in manovra possiamo aiutare i cittadini, i condomini, i privati a realizzare o a trasformare le costruzioni con profili anti-sismici».

Il modello resta quello di ricostruire nelle aree colpite?
«Certamente. Tutti i sindaci preferiranno ricostruire il proprio paese dov’era, non abbandonare quello vecchio per farne uno nuovo da un’altra parte. E questo per salvaguardare la storia, la bellezza dei borghi, l’identità culturale. La ricostruzione, però, avrà tempi più lunghi rispetto alle new town».

Quanto ci vorrà per stimare i danni e varare gli interventi?
«La rilevazione va fatta casa per casa, infrastruttura per infrastruttura. Di certo le popolazioni colpite dovranno da subito trovare sistemazione negli alberghi. E stiamo lavorando per farlo in tempi brevissimi, d’intesa con le autorità locali. E poi, lo voglio sottolineare, bisogna riattivare le attività là dove è possibile. Ad esempio all’Università di Camerino che, con oltre 9 mila studenti, va riaperta. Proprio durante la visita di oggi, il Rettore mi ha donato una maglietta con scritto: il “Futuro non molla“. Ed è proprio questo lo spirito giusto che bisogna avere».

Tornando al decreto, come pensate di muovervi per bruciare i tempi e inserire queste nuove aree?
«Il decreto è in fase di conversione. Ci saranno degli emendamenti che il Parlamento dovrà approvare, mi auguro con rapidità. Del resto il decreto è articolato e completo, si occupa di seconde case, dei rimborsi ai privati, di tante tecnicalità».

Al di là del decreto, dell’emergenza, il governo ha più volte detto che bisognerà fare prevenzione? Non resterà tutto sulla carta, come tante volte accaduto in passato?
«Casa Italia è un programma serio: prevenzione, manutenzione, cura del territorio. Con interventi strutturali e di lungo periodo. Anche perché solo tra il 2010 e il 2012 abbiamo speso oltre 4 miliardi di euro per riparare i danni. Bisogna puntare sulla prevenzione anche e soprattutto per poi non piangere i morti, con investimenti mirati. Lo Stato deve fare la propria parte, mettendo in sicurezza gli immobili pubblici, mentre nella manovra ci sono per i privati deduzioni all’85% per i condomini. Non credo siano promesse, ma atti concreti. E’ vero anche che per tanto tempo si è fatto pochissimo, quasi nulla. Il tempo, sottolineo, ci giudicherà, non ci sono più alibi».


 

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