Mettendo fra parentesi l’adozione di misure specifiche relative alla rieducazione di detenuti ed internati e lo stanziamento, tutt’altro che banale, di fondi in favore delle istituzione scolastiche per promuovere programmi contro l’odio on-line, una indicazione fondamentale riguarda il ruolo dei media. Il legislatore ha immaginato infatti la pianificazione di campagne informative che possano essere quindi veicolate su più mezzi e in più lingue. La partnership con gli editori ed i cosiddetti campioni del web è la naturale condizione per cui tutto questo potrà avvenire. Senza naturalmente dimenticare il ruolo del servizio pubblico.
La legge infatti attribuisce a Rai un ruolo del tutto particolare e centrale. L’azienda, concessionaria del servizio pubblico, dovrà realizzare una specifica piattaforma multimediale per la messa in onda di prodotti informativi e formativi in lingua italiana ed araba. Si tratta di una ambizione davvero enorme eppure necessaria e non in contraddizione con le missioni individuate dalla recente Convezione fra governo e Rai stessa.
Il caso del regime cinese che ha voluto censurare il cartone animato Winnie The Pooh reo di fare ironia sul presidente Xi Jinping, ci ricorda come anche il prodotto apparentemente più innocuo possa avere una valenza politica fortissima, rivoluzionaria per certi versi. Naturalmente, qui il punto non è immaginare una programmazione “etica” ma, al contrario, avere consapevolezza del ruolo dei media (social e tradizionali) nella formazione delle opinioni e dei costumi, soprattutto dei più piccoli. E’ possibile veicolare messaggi di integrazione e di prevenzione alla radicalizzazione e all’estremismo? Il Parlamento offre una risposta positiva, che va incoraggiata. Per il servizio pubblico in particolare vi è la opportunità di ritrovare il senso di una missione che appare oggi ancora più preziosa che in passato.
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