Taxi, rivolta anti-Uber: licenze e passeggeri, il giro di vite rinviato

Taxi, rivolta anti-Uber: licenze e passeggeri, il giro di vite rinviato
di Andrea Bassi
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Venerdì 17 Febbraio 2017, 08:04 - Ultimo aggiornamento: 20 Febbraio, 09:44

Per il governo è la classica pistola da mettere sul tavolo della trattativa. Lo scopo dell'emendamento al milleproroghe, firmato dalla senatrice Dem Linda Lanzillotta e dall'ultra-renziano Roberto Cociancich, è quello di tirare per la giacca i tassisti e costringerli a sedersi ad un tavolo che hanno sempre detto di volere, ma che nei fatti hanno sempre provato a boicottare. Non è un caso, che subito dopo l'approvazione dell'emendamento e le proteste di piazza, il ministro delle infrastrutture, Graziano Delrio, abbia convocato i tassisti per un confronto il prossimo 21 febbraio. Un tavolo al quale, ha spiegato il senatore del Pd, Giorgio Pagliari, Delrio «troverà una soluzione equilibrata al problema e si darà attuazione a una legge che è del 2009».

LA GUERRA
La guerra tra i tassisti e gli Ncc, le auto con autista, per il governo è da troppi anni che si trascina. Al più presto, insomma, andrà trovata una soluzione. Per capire in quale direzione, però, bisogna prima comprendere esattamente cosa ha stabilito l'emendamento Lanzillotta-Cociancich approvato ieri. Alla fine del 2008, sotto la pressione delle auto bianche, con un blitz nell'allora legge finanziaria, il governo Berlusconi fece passare una normativa molto stringente sul noleggio con conducente. Le regole introdotte con quella normativa prevedevano, in pratica, che il servizio di noleggio fosse riservato ad un'utenza specifica che doveva avanzare, presso la rimessa, un'apposita richiesta per un determinato viaggio. Gli autisti dovevano stazionare i mezzi all'interno delle rimesse o presso i pontili di attracco. E la sede del vettore e la rimessa avrebbero dovuto essere situate, esclusivamente, nel territorio del comune che aveva rilasciato l'autorizzazione. Una sorta di muraglia cinese tra il servizio taxi e gli Ncc.

Una catena divenuta ancora più stringente per le black car quando anche in Italia è sbarcata la piattaforma Uber. Se un'auto a noleggio non può prelevare i clienti per strada, il servizio promosso dalla piattaforma è praticamente irrealizzabile. Si tratterebbe insomma, della definitiva chiusura del mercato italiano anche a Uber black, il servizio taxi offerto dalle auto a noleggio, dopo che le sentenze del Tribunale di Milano hanno decretato la fine dell'altra modalità di servizio, ossia Uber Pop, quella per cui qualunque cittadino possiede un veicolo privato può prelevare per strada un passeggero da accompagnare in un punto della città. In realtà, fino ad oggi, c'è stata una grandissima confusione delle regole. La normativa restrittiva sulle auto a noleggio, voluta dal governo Berlusconi, non appena varata era subito stata sospesa. Fino al 2010, questa sospensione delle regole, era stata in qualche modo «esplicita», ossia erano state decretate delle norme che bloccavano direttamente l'entrata in vigore della legge anti Ncc. Poi, i governi successivi, avevano deciso di utilizzare un'altra strada, rinviare la sistemazione di tutte le regole sui taxi e sugli Ncc ad un decreto ministeriale.

I RINVII
E anche l'emanazione di questo decreto è stata però rinviata di anno in anno. Nel frattempo è stata la giustizia a muoversi. Ma lo ha fatto a macchia di leopardo, a volte dicendo che le regole del governo Berlusconi erano in vigore (e dunque gli Ncc non potevano caricare passeggeri per strada), a volte dicendo che invece non erano in vigore. Per come è scritto, l'emendamento Lanzillotta chiarisce senza più ombra di dubbio, che le black car possono prelevare i passeggeri per strada, aprendo il settore dei taxi alla concorrenza delle auto con conducente. Una liberalizzazione, seppur a tempo (fino al 31 dicembre di quest'anno). La mossa, come detto, vorrebbe portare i tassisti non solo al tavolo della trattativa, ma anche convincerli a fare qualche concessione all'apertura del mercato. Un'apertura che hanno sempre rifiutato sfidando, e vincendo, contro i governi che avevano provato a liberalizzare il settore. Il nuovo tentativo ora è nelle mani di Delrio e del ministro dello Sviluppo Carlo Calenda. La partita è appena aperta.