Raggi fa il tifo per i tassisti, Grillo il marziano: «Qui funziona tutto»

Raggi fa il tifo per i tassisti, Grillo il marziano: «Qui funziona tutto»
di Mario Ajello
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Mercoledì 22 Febbraio 2017, 00:08 - Ultimo aggiornamento: 16:08
Da Roma Capoccia a Roma scapoccia. S’è mai visto un sindaco che, in mezzo a una città a ferro e fuoco, va a portare la propria solidarietà a chi la sta incendiando e non alle vittime della paralisi e di uno sciopero selvaggio che prosegue da sei giorni? Beppe Grillo le ha detto: «Virginia, vai!». E la Raggi, che ha appena cinguettato «siamo dalla vostra parte», scende dal Campidoglio in modalità «bello, bellissimo», ma almeno non balla come al festival 5 stelle di Palermo, e si unisce alla protesta.

«Le riforme dall’alto non si fanno, avete ragione voi», dice a un gruppo di tassisti. Non quelli violenti, almeno questo, eppure si tratta di un classico esempio di «sovversivismo dall’alto» la calata della massima autorità cittadina che, nella latitanza della politica anche da parte del Pd e di tutti gli altri e nell’infuriare del populismo, si mette a modo suo alla testa della rivolta. «A Virgi’, sei la nostra ultima speranza», gli dice uno. Mentre a pochi metri da lì, sta passando a Piazza Venezia un «taxi solidale» - quelli che meritoriamente portano gratis le persone all’ospedale e dunque non scioperano - e alcuni colleghi lo bloccano gridando: «Crumiro!».

Ancora più in giù ci sono quelli, ambulanti anti-Bolkestein soprattutto, con i tirapugni e le bombe carta. Ma Grillo, in una giornata da turista sulle rovine dell’Urbe, non solo gioca con il surrealismo («Non è vero che è sporca e sfasciata, questa è solo una percezione dei cittadini. Roma è bella» e lo ha detto proprio lui che di recente è caduto in una delle buche di Roma), ma soprattutto ha deciso per Virginia: «Devi stare di più tra la gente». 

LA RINCORSA
E lei, alla rincorsa dei consensi che scappano e come avvio della lunga campagna elettorale per le politiche in cui i 5 stelle vogliono fungere da pozzo di tutte le rabbie sociali, si mette nei panni della pasionaria della parte del torto, tradendo la sua carica istituzionale e il principio di responsabilità. Che alcuni attivisti M5S sentono molto più dei loro leader, e infatti il proclama di Grillo - «I tassisti hanno pienamente ragione» - è stato smontato sul suo blog da un diluvio di critiche da parte delle base in rivolta. «Da quando - scrive un tale Sandro S. - il movimento è diventato retrogrado?». E un altro: «Andiamo di male in peggio, ora difendiamo le lobby e le corporazioni». E ancora: «Ma come si fa a parteggiare per i tassisti contro Uber?». Proprio Grillo, del resto, ha sempre tifato per Uber e per tutti i servizi in rete che «cambiano il mondo». E «non si può fermare il vento innovativo con le mani», aggiungeva non nel blog politico ma in quello dei suoi spettacoli, al tempo del «passo di lato» rispetto al suo movimento.

Adesso però la ragion di partito fa premio su tutto. Anche se la Raggi, guardando i social, sentendo i malumori della base, dev’essersi accorta di avere esagerato. E dopo aver benedetto, da sindaco di lotta, la protesta; da sindaco di governo prova a più riprese a tirare il freno: «Ferma condanna a chi usa la violenza», «il servizio dei taxi va ripreso». Il Dibba l’invettivista è sparito, come sempre nelle giornate importanti, anche se qualcuno in piazza lo invoca: «E’ un amico del popolo!». Mentre Di Maio, gran tifoso degli ambulanti, piace e non piace: «Bono quelloooo....».

Grillo si diverte nella Capitale attonita e agghiacciata («Lasci perdere le dissertazioni su una città che non conosce e non vive», denuncia il dem Raffaele Ranucci) e mentre anche il ministero dei trasporti con Delrio dentro è semi-assediato dai manifestanti e qui e là parte una carica della polizia, Beppe motteggia visitando con Virginia il teatro: «Le tre torri dello stadio? Perché non le mettiamo qui dentro il Valle invece che a Tor di Valle?». Verrebbe da dire: Roma, che Dio tassista! Ma non è giornata da ironie in una città in ostaggio del peggio. Che si colora anche di comicità in certe scenette. «Fassino, bastardo, hai votato per Uber!». «Ma io sono Fassina». «Cheeeee? Vattene, sparisciiiii!». «Io non ho votato il milleproroghe e sono Fassina, con la a finale e non con la o». Ma quelli, sotto Palazzo Chigi, non ci credono e Fassina fa bene ad andare via, per evitare magari l’incontro con il tirapugni. 

GIRAVOLTE
Occhio di nuovo alla sindaca capopopolo. Ha appena accolto per due ore di riservatissimo colloquio in Campidoglio il proprietario di una srl di Milano senza incarichi di partito in M5S (Casaleggio junior) e poi, ai tassisti che le chiedono «davvero siete dalla nostra parte?», risponde: «Ma certo, voi nelle vie di Roma ci siete sempre, anche d’agosto e di notte». «Sì, sì, è vero - dicono loro - siamo come i carabinieri e le autombulanze». Questo il piano della conversazione. C’è poi anche la promessa di Virginia Uber Taxi che assicura: «I nostri parlamentari hanno presentato modifiche al mille proroghe».

Tacendo il fatto che due senatori, Castaldi e Girotto, hanno presentato emendamenti pro Uber (ddl 2085, n.52.6). Ma adesso la linea è cambiata. E la Raggi e i grillini soffiano sulla rabbia di chi si sente superato dai tempi e, invece di dare a questo disagio sociale una soluzione politica, attizzano e non mediano perché non sanno come si fa. Loro dicevano che a Roma «cambiamo tutto», ora si sono convertiti al tutto come prima o peggio di prima. E tranne che ai tassisti e agli abusivi, stanno imponendo la retromarcia all’intera città. 
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