Stipendi Pa, i dirigenti del Fisco al top: in media 220 mila euro

Stipendi Pa, i dirigenti del Fisco al top: in media 220 mila euro
di Michele Di Branco
3 Minuti di Lettura
Domenica 18 Settembre 2016, 00:01 - Ultimo aggiornamento: 19 Settembre, 07:57

I super-dirigenti fortunati dei bracci amministrativi del ministero dell’Economia. E i dipendenti sottopagati della scuola. Nel mare dello Stato non tutti i 3,2 milioni di lavoratori navigano nelle stesse acque. E così ad esempio si scopre che dai bassifondi al top, i bidelli intascano dieci volte meno rispetto ai dirigenti di prima fascia delle agenzie fiscali che portano a casa circa 220 mila euro l’anno, il tetto massimo. Mentre il personale della scuola (compreso quello tecnico e ausiliario) intasca 22 mila euro. E cioè tra 8 e 18 mila euro in meno rispetto alla media (compresa tra 30 e 40 mila euro) degli altri dipendenti pubblici.

I NUMERI
L’aggiornamento Aran sulle retribuzioni degli statali, sulla base dei dati 2014 della Ragioneria Generale dello Stato, è destinato a riaprire ferite e polemiche. Inevitabile, in quanto gli stipendi nella Pa variano sia per grado che per amministrazione. Così i dirigenti di vertice di Entrate, Dogane, Demanio e Monopoli guardano tutti dall’alto sovrastando i colleghi degli enti pubblici non economici, come Inps o Inail, (217mila) e dei ministeri (178mila). La classifica dei salari racconta che tra i semplici dipendenti quelli che guadagnano di più appartengono alle autorità indipendenti, come Antitrust o Agcom (74mila euro). A distanza, ma sempre sopra la media, il personale non dirigente di Palazzo Chigi (49mila). Più leggere le retribuzioni degli impiegati delle Regioni e dei Comuni, così come dei ministeri (a circa 28mila). Non va molto meglio al personale della sanità e agli insegnanti (sopra i 30mila). 

Se nelle agenzie fiscali i direttori generali superano tutti i pari grado, i dipendenti del settore senza qualifica dirigenziale invece stanno nella media, con retribuzioni poco sotto ai 36mila. Guardando agli stipendi del personale non dirigente delle forze dell’ordine, in coda ci sono i vigili del fuoco (di «situazione inaccettabile» ha parlato il segretario del sindacato Conapo Antonio Brizzi) con poco più di 31mila euro, le forze armate appena sopra i 35mila e i corpi di polizia con 38mila. Discorso a parte per i professori universitari, una categoria sui generis, fuori dalla dirigenza: per loro lo stipendio medio è di quasi 71mila euro. L’Aran ha specificato che le retribuzioni medie sono calcolate in generale per il solo personale a tempo indeterminato. Inoltre, ha precisato l’Agenzia, i valori sono al netto delle competenze fisse ed accessorie relative ad anni precedenti (arretrati). E bisogna anche considerare che l’alta dirigenza è fatta in tutto da poche centinaia di teste. Sempre dati dell’Aran alla mano, infatti, per 62 dirigenti di prima fascia delle agenzie fiscali ci sono 52.570 dipendenti complessivi.

IL RINNOVO DEI CONTRATTI
La mappa delle retribuzioni nella Pubblica Amministrazione cade alla vigilia dell’annunciata nuova tornata contrattuale. Gli incrementi salariali (il governo aveva pianificato un intervento di 300 milioni ma ha promesso di irrobustire la copertura) dipenderanno oltre che dallo stanziamento in legge di Bilancio anche dalle regole che si deciderà di applicare. A questo proposito, uno dei nodi riguarda la legge Brunetta, nella parte in cui si prevede che metà del budget produttività venga riconosciuto al 25% degli statali con le pagelle più alte, il resto al 50% con performance di medio standard e niente per l’altro 25%. Finora queste regole, che risalgono al 2009 e che non piacciono ai sindacati, sono rimaste sulla carta. Adesso che si riapre la contrattazione dovrebbero scattare. Anche perché una fetta della retribuzione sarà legata proprio al merito, per cui la produttività entrerà in gioco.

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA