Referendum, sondaggisti spaccati sul risultato. Ma il match è aperto: indecisi al 30%

di Antonio Calitri
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Martedì 27 Settembre 2016, 08:00

ROMA Saranno gli indecisi e gli attuali non-informati a decidere il risultato del referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre. Ad affermarlo sono alcuni dei più importanti sondaggisti italiani ascoltati dal Messaggero sulle ultime rilevazioni pubblicate, non univoche sulla prevalenza tra i Sì e i No ma d'accordo su un terzo incomodo, gli indecisi che raggiungono il 35% degli elettori. Per l'istituto Ixè, al prossimo referendum il 38% degli italiani voterà Sì, il 35% voterà No, mentre il 27% non lo sa ancora. Per l'ultima rilevazione EMG Acqua, il 30% voterà Sì, il 35% voterà No e ancora più importante sarà la quota degli indecisi, il 35%. Un italiano su tre di chi ha deciso di andare a votare, non sa ancora come voterà e conquistarlo sarà determinante per l'esito della competizione.
«Tra gli italiani ci sono due dinamiche contrapposte nell'avvicinarsi al referendum» spiega Enzo Risso, direttore scientifico di SWG, «c'è una quota di italiani che esprime sentimenti di rabbia e disgusto verso la politica. Si tratta in particolare di ceti medio-bassi o di una parte del ceto medio decaduto, che in questo momento è orientato a votare No. Poi c'è un'altra parte che esprime un sentimento di attesa, di maggiore tranquillità, di tristezza perché nulla cambia, orientata per votare Sì».

I DATI
Secondo i dati in possesso di SWG, questi due gruppi si sono invertiti negli ultimi mesi e se «fino alla scorsa primavera prevalevano i sentimenti di rabbia e disgusto», continua Risso, «dopo le ferie il quadro si è equilibrato, la rabbia è un po' diminuita e l'attesa è aumentata».

Per Fabrizio Masia, direttore generale di EMG Acqua, «l'intenzione di voto espressa oggi va considerata consolidata tra il 70 e l'80%, cioè tre persone su quattro tendenzialmente la confermeranno, gli altri nei prossimi due mesi possono cambiarla. E in questo quadro gli indecisi saranno determinanti». Determinanti anche per Antonio Noto, direttore di IPR Marketing, per il quale, «la campagna inizia oggi e quel 35% di indecisi che tendenzialmente non è così lontano dal 27-28% che rileviamo sulle preferenze ai partiti, probabilmente si ridurrà. Una parte non andrà a votare, una parte rientrerà in quello zoccolo duro del 40-45% dei votanti. Resterà un 10% di indecisi che andrà a votare e in un caso come questo dove la differenza tra il Sì e il No è molto bassa, vale oro. Nel senso che se non si distribuirà equamente, uno spostamento di un paio di punti potrà determinare l'esito finale».
Anche per Carlo Buttaroni, presidente dell'istituto Tecnè, il quadro è molto fluido e i risultati attuali «corrispondono a una fotografia del momento che può fornire un'idea di massima sui pesi in campo, ma non affidabile sull'esito finale. Bisogna considerare infatti che tra chi si rifiuta di rispondere e gli indecisi, chi si è espresso per il Sì e per il No rappresenta meno del 40% del campione». E allora quali fattori decideranno il referendum? «A condizionare l'esito ci sarà sicuramente la quota degli attuali indecisi che a noi risulta intorno al 30% e soprattutto la conoscenza approfondita del quesito, che ora manca».

CONFUSIONE
Conferma Masia e aggiunge che «a dispetto di quel che si possa pensare tra gli addetti ai lavori, tra gli italiani c'è ancora poca chiarezza e grande confusione sul referendum. Va detto che sono gli stessi italiani ad essere pigri e a documentarsi soltanto nelle ultime due settimane. C'è addirittura una quota di italiani che nelle elezioni rappresenta circa il 10% di quelli che vanno a votare, che decide il proprio voto soltanto una volta che è entrato in cabina». E che questa volta l'orientamento sia meno consolidato di una normale elezione lo dimostra anche il fatto che, come conclude Masia, «anche nel centrosinistra ci sono molti indecisi mentre in Forza Italia, che si è schierata per il No, c'è una quota non piccola di elettori che invece voterà Sì».

A pesare il dato sull'attuale mancanza di informazione sul quesito ci pensa Risso che spiega che «gli indecisi sono soprattutto persone poco informate sul referendum. Infatti attualmente soltanto il 9% risulta ben informato, il 35% ne ha sentito parlare mentre il 56% è ancora poco o nulla informato».