Sicilia, via il tetto agli stipendi d'oro: si dimette per protesta l'assessore Udc Figuccia

Sicilia, via il tetto agli stipendi d'oro: si dimette per protesta l'assessore Udc Figuccia
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Mercoledì 27 Dicembre 2017, 20:36 - Ultimo aggiornamento: 29 Dicembre, 16:12
Meno uno e prima grana per Nello Musumeci, che perde il primo componente del neonato governo regionale. A quattro settimane dall'insediamento, lascia l'assessore all'Energia Vincenzo Figuccia, con un passato in Forza Italia ma in giunta in quota Udc, partito in cui era transitato poco prima delle elezioni. Una scelta maturata dopo le polemiche con il presidente dell'Ars, l'azzurro Gianfranco Miccichè, sugli stipendi d'oro all'Assemblea siciliana.

A Figuccia, da tempo in rotta con il commissario di Forza Italia, tanto che l'addio al partito sarebbe dipeso proprio
dalle tensioni con Micciché, non era piaciuta l'uscita del neopresidente, favorevole allo sfondamento del tetto sulle
retribuzioni dei burocrati dell'Ars fissato a 240 mila euro, e annunciato a poche ore dall'elezione alla carica più alta dell'Ars. L'assessore all'Energia e ai Rifiuti, impegnato dall'insediamento a gestire l'emergenza spazzatura nell'isola,
aveva contestato la linea del commissario azzurro. Ma non solo.

«Eleggere Miccichè - aveva detto - è stato un errore». Una presa di posizione che gli aveva attirato l'ira degli esponenti delle forze politiche che sostengono il governo Musumeci e che sostanzialmente l'aveva isolato. Persino il
commissario regionale dell'Udc, il suo partito, l'aveva scaricato.

A intervenire in difesa del commissario azzurro, poi, era stato il suo vice, Francesco Scoma, che aveva sollecitato l'intervento di Musumeci. E proprio oggi il neogovernatore, con un'uscita che suona come una netta presa di distanze dal suo assessore, ha invitato i suoi «a lavorare e tacere». In serata lo strappo si è consumato. «Oggi più che mai sento di essere un uomo libero e da tale condizione continuo a portare avanti le mie idee, rimanendo fedele al mandato degli elettori che mi hanno votato per tutelare la posizione dei cittadini, di chi soffre, di chi vive una condizione di difficoltà economica e di chi è lontano dai palazzi dorati», ha scritto Figuccia in una nota.

«La mia maggioranza è la gente che ha creduto in un'azione di cambiamento e di discontinuità. Ci sono tante aspettative verso questo governo, che sono certo non verranno disattese, ma non posso non tenere conto degli accadimenti politici, consumatisi nelle ultime ventiquattro ore, che ledono la dignità dei cittadini siciliani, consegnano un'immagine inopportuna e distorta e che rendono impossibile la prosecuzione del mandato di assessore all'energia e ai servizi di pubblica utilità, conferitomi dal presidente Musumeci», ha spiegato riferendosi allo stop al tetto agli stipendi.

Sulla prima tegola caduta sulla Giunta Musumeci preferisce non parlare. Linea del silenzio condivisa da Micciché.

«Mi rendo conto che a Figuccia questo assessorato stava stretto. Questo è il vero problema, tutto il resto sono condizioni create ad hoc per fare un po' di sceneggiata. Ha creato le condizioni per fare questo passo indietro e tutto finirà in una bolla di sapone». Così Riccardo Savona, presidente della commissione Bilancio all'Assemblea regionale siciliana in quota Forza Italia, commenta con l'Adnkronos le dimissioni dell'assessore. «Quella sul tetto agli stipendi è una polemica strumentale, la realtà è che Figuccia non voleva la delega ai Rifiuti. Non ha mai lavorato su questi temi e non sa dove mettere le mani. Così ha creato le condizioni per fare un passo indietro».

Piovono intanto i commenti dell'opposizione: «Complimenti a Musumeci, davvero un bell'inizio! Il suo governo non è stato capace di completare neppure la luna di miele», dice tra gli altri Antonello Cracolici, parlamentare regionale del Pd che non risparmia però stoccate ai compagni di partito.
Quelli che, contravvenendo alle indicazioni, hanno votato Micciché alla presidenza dell'Ars. «Alla luce di quello che è avvenuto aumenta il rammarico per ciò che è successo nel Pd: se tutti i deputati avessero tenuto la barra dritta - conclude - oggi avremmo reso ancora più evidente la crisi di questa maggioranza, una crisi che si era manifestata già nel corso delle votazioni per l'elezione di Miccichè». 


 
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