Tuttavia la bassissima affluenza alle urne di domenica scorsa non va nemmeno sottovalutata. Perché? Prendiamo ad esempio i voti assoluti del M5S. Ad Ostia la candidata del movimento, Giuliana Di Pillo, ha raccolto poco più di 19.000 preferenze (il 30,2% del totale) contro i 42.000 riversati sul Movimento alle comunali della primavera del 2016. In Sicilia – secondo le proiezioni Rai – la lista dei pentastellati ha preso il 28% dei consensi pari ad un bottino di circa 600.000 voti sui 2,2 milioni di votanti e, soprattutto, sui 4,6 milioni di cittadini aventi diritto. Per i grillini ha votato solo un siciliano su sei anche se questo ne fa il primo partito dell'isola. Insomma, la retorica anti-casta continua a funzionare ma è come se avesse esaurito la sua spinta propulsiva.
Entrambi i risultati conseguiti dal M5S riguardano aree geografiche disagiate dove i pentastellati in un recentissimo passato sono stati inondati da un’ondata di consenso ben superiore al 40% (ad Ostia) o erano accreditati della capacità di raccogliere la rabbia e il dissenso di larghi strati popolari (Sicilia). La realtà dei numeri dice che l’Italia profonda, quella risvegliatasi al referendum del 4 dicembre per dire di “no” all’abolizione del Senato e alla diminuzione dei poteri delle Regioni, è tornata nel limbo del non voto. Semplificando e sapendo di esagerare si potrebbe dire che le elezioni di ieri sembrano aver battezzato uno “strano” fenomeno italiano: il populismo senza popolo.
Ovviamente la mini affluenza deve far riflettere anche centro-destra e centro-sinistra. La politica in Sicilia è sempre stato il gasdotto che consentiva l’afflusso di denaro pubblico nell’isola. Non è più così da anni e infatti anche alle elezioni del 2012 l’affluenza non superò il 47,5%. In questo quadro un centrodestra abituato a vincere con percentuali stratosferiche (nel 2001 raggiunse il 68% dei consensi e nel 2012 con due liste arrivò al 44%) oggi si ferma sotto il 40% e sarà interessante capire chi guiderà la partita fra centristi (Forza Italia e Udc) e sovranisti (Fratelli d’Italia e Salvini). Mentre le liste del centrosinistra guidate da un rettore universitario come Micari e sommate – in forte misura in maniera arbitraria – a quelle della sinistra non superano il 32/33%. Se possibile il rapporto fra élite isolane ed elettori siciliani si è persino rancor più impoverito.
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