Rispondendo alle lettere dei lettori, il direttore del giornale cattolico sottolinea: «Anche solo per il fatto che un simile processo sia stato possibile, è evidente che un'assoluzione con le motivazioni finora conosciute non coincide con un diploma di benemerenza politica e di approvazione morale». Sottolineando che nelle lettere giunte al giornale ci sono «pensieri conditi da risate» il direttore di Avvenire commenta: «Credo che in realtà ci sia poco da ridere».
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