Riforme, Renzi in Senato giovedì. Oggi vertice con Berlusconi

Maria Elena Boschi
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Martedì 5 Agosto 2014, 19:46 - Ultimo aggiornamento: 6 Agosto, 08:18

Al Senato riprende la discussione del ddl Riforme con la votazione di diversi articoli tra cui quello che toglie a palazzo Madama il potere di concedere amnistia e indulto. Renzi, che stamattina incontrerà Silvio Berlusconi per fare il punto sul patto derl Nazareno, giovedì sarà probabilmente in Aula con la speranza di dare l'ok definitivo al provvedimento.

Incontro Renzi Berlusconi L'appuntamento tra il premier e il leader di Forza Italia si terrà quindi tra poche ore: la riunione, attesa ormai da giorni, avrà come oggetto della discussione le modifiche alla legge elettorale che da settembre sarà al centro del dibattito a palazzo Madama. Il premier oggi si è detto fiducioso che alla fine verrà trovata l'intesa. Intanto oggi è ripresa la maratona in Senato per l'approvazione del ddl riforme entro l'8 agosto.

Indulto e amnistia Il futuro Senato non avrà il potere di concedere «a maggioranza dei due terzi» l'amnistia e l'indulto, che resta appannaggio della mera Camera dei deputati. L'Aula, con voto segreto, ha infatti bocciato con 143 voti contrari, 141 a favore e 3 astenuti l'emendamento Casson che prevede la soppressione dell'articolo. Tre senatori 'dissidenti' del Pd erano assenti in Aula.

Si tratta della votazione che ha visto la maggioranza superare le opposizioni per due voti. Si tratta di Corradino Mineo, Massimo Mucchetti e Paolo Corsini. La loro presenza ed il loro voto favorevole all'emendamento a firma del senatore 'ribelle' del Pd Felice Cassoni avrebbe messo in minoranza il governo. «Io mi ero allontanato per un problema di famiglia. Non sapevo del voto segreto e non mi hanno raggiunto in tempo. Mucchetti non c'è per un'assenza seria e nota anche a Chiti. Corsini ha la febbre a quaranta», ha spiegato Mineo ai cronisti. «Comunque, il dato politico è che hanno perso il controllo del Senato - conclude - Quando non c'è il ricatto rischiano di andare sotto. Questa è una legge brutta, voglio votare contro e spero che il referendum la bocci».

Decreti omnibus Via libera dell'Aula del Senato all'art. 16 del ddl riforme. Il sì dell'Assemblea giunge con 205 voti favorevoli, 34 contrari, 9 astenuti. L'articolo disciplina la modifica dell'art. 77 sulla decretazione d'urgenza prevista dalla Costituzione ed esclude, in sostanza i decreti omnibus.

Gli articoli 13 e 14 L'Aula ha approvato anche l'articolo 14 (212 voti a favore, 22 contrari e 11 astenuti). Il testo modifica l'articolo 74 della Costituzione che regola la promulgazione delle leggi. Con l'articolo 14 risulta modificato l'art.74 della Costituzione relativo al potere di rinvio delle leggi di conversione da parte del Presidente della Repubblica. «Qualora la richiesta» di rinvio alle Camere del capo dello Stato, «riguardi la legge di conversione di un decreto adottato a norma dell'articolo 77», ovvero dei decreti-legge, «il termine per la conversione in legge è differito di trenta giorni». L'obiettivo, in sostanza è «non "soffocare" il potere di rinvio del Capo dello Stato con la ristrettezza dei tempi di conversione allorquando il testo da promulgare gli sia trasmesso a strettissimo ridosso del sessantesimo giorno dalla pubblicazione». L'articolo, inoltre, disciplina che il potere di 'rinvio parzialè di una legge da parte del Presidente della Repubblica. Il Capo dello Stato, secondo la riformulazione del primo comma dell'art.74 contenuta nel ddl, «prima di promulgare la legge, può con messaggio motivato alle Camere chiedere una nuova deliberazione, anche limitata a specifiche disposizioni», si legge nel testo. Sì di palazzo Madama anche all'articolo 13 (210 voti favorevoli, 28 voti contrari e 10 astenuti). L'articolo 13 del ddl disciplina la modifica degli art.73 e 134 della Costituzione, riguardante la promulgazione delle leggi e le competenze della Corte Costituzionale modificando il comma riguardante il giudizio «sulle controversie relative alla legittimità costituzionale delle leggi e degli atti, aventi forza di legge, dello Stato e delle Regioni».

Lo stato di guerra Via libera dell'Aula del Senato anche all'art.17 (192 sì, 30 voti contrari e 15 astenuti). L'articolo dà alla mera Camera dei deputati - e non quindi al Senato delle autonomie - il potere di deliberare lo stato di guerra e conferire al Governo i poteri necessari.

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