Riforme, sì all'articolo 2: passa il Senato dei 100

Riforme, sì all'articolo 2: passa il Senato dei 100
di Claudio Marincola
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Sabato 2 Agosto 2014, 08:20 - Ultimo aggiornamento: 14:32

ROMA - Quella che fino alla sera prima sembrava una strada e stretta, da percorrere sull’orlo precipizio, diventata per la maggioranza un’autostrada a quattro corsie: il Senato riscrive l’articolo 57 della Costituzione e dà il via libera al cuore della riforma prevista dal ddl Boschi. Con 194 sì, 26 no e 8 astenuti l’Aula di Palazzo Madama ha rimosso l’ostacolo e votato l’articolo 2 che riduce i membri del Senato a 100 e cancella l’elezione diretta. É un passaggio fondamentale che verrà ratificato da un referendum confermativo.

Dopo i tumulti, i cartelli, gli insulti, gli svenimenti e il ferimento della senatrice Laura Bianconi dell’Ncd, tornata ieri con il braccio destro fasciato in Aula, la situazione si è sbloccata. Decisiva è stata la mediazione - ai livelli più alti - che ha scongelato i rapporti tra Sel e Pd mentre Lega e M5S abbandonavano per protesta la seduta. I grillini imbavagliati, i leghisti denunciando che la Costituzione «non si cambia come il regolamento di un condominio». Durissime le critiche al presidente Grasso contro il quale è stata presentata una petizione che ha raccolto un centinaio di adesioni.

CANGURIZZATI

All’ora di pranzo il premier Renzi ha ricevuto a Palazzo Chigi i capigruppo dei partiti di maggioranza dicendosi disponibile a modifiche. Il ministro alle Riforme Boschi ha preso la parola per confermare il suo «no» al Senato elettivo con la disponibilità a discutere gli altri punti; un ampliamento della platea per l’elezione del presidente della Repubblica, l’immunità e tutti gli articoli che regolano l’istituto del referendum - sul quale ci sarebbe già un accordo di massima - e le leggi di iniziativa popolare.

«Peccato che l’apertura del governo sia arrivata quando i buoi erano ormai fuori dalla stalla», ha commentato delusa la senatrice di Sel Loredana De Petris. Tra i 26 no all'articolo 2 che istituisce il Senato non elettivo si contano anche i 12 dissidentì del Pd e altri due senatori della maggioranza: uno di Ncd e uno dei Popolari italiani. Nessun contrario tra gli esponenti di FI, ma Anna Cinzia Bonfrisco ha optato per l'astensione, (al Senato vale come voto contrario). Si sono astenuti anche il relatore Roberto Calderoli (Lega) e due senatrici democrat.

Renzi può commentare soddisfatto «che adesso si dialoga». L’architrave della riforma rimane: la nuova Assemblea sarà composta da 95 senatori eletti dai consigli regionali e da 5 nominati dal capo dello Stato. Con il via libera agli articoli 1 e 2 del ddl costituzionale di riforma del Senato, l'Aula di Palazzo Madama ha archiviato infatti oltre metà degli emendamenti. Sono state «cangurizzate», cioè accorpate, 4.504 proposte di modifica su un totale di poco meno di 8 mila. E con la stessa tecnica si andrà avanti nei prossimi giorni: la strada ora è in discesa e si potrebbe chiudere la prossima settimana.

MEZZO AVENTINO

Il disgelo tra Sel e Pd riporta in linea di galleggiamento tutte le alleanze elettorali siglate sul territorio, rapporti locali che minacciavano di incrinarsi in vista delle prossime regionali in Calabria, Emilia-Romagna e Puglia. Ritornano invece siderali le distanze con i grillini. I senatori del M5S hanno deciso di uscire dall'Aula «per opporsi con l'ultimo mezzo democratico ad una gestione vergognosa del dl di riforma costituzionale da parte di Grasso, presidente del Senato». Ma sarà un «mezzo Aventino»: il M5S ha fatto sapere infatti che rimarrà «regolarmente in servizio dalle 9,30 alle 24 rispettando la tabella di marcia ufficiale». Sabato e domenica compresi.