Riforme, nuovo vertice Renzi-Berlusconi. Il patto regge, difficile l'intesa con i piccoli partiti

Riforme, nuovo vertice Renzi-Berlusconi. Il patto regge, difficile l'intesa con i piccoli partiti
di Marco Conti
3 Minuti di Lettura
Domenica 27 Luglio 2014, 23:39 - Ultimo aggiornamento: 28 Luglio, 13:21

Un nuovo incontro tra Renzi e Berlusconi, probabilmente mercoled e a palazzo Chigi. Il terzo faccia a faccia e il primo dopo che il Cavaliere è stato assolto sulla vicenda Ruby. Le modifiche al patto del Nazareno si discutono insieme, ha sempre sostenuto Renzi, e così sarà anche stavolta perché il premier ha messo in agenda un vero e proprio tour di incontri con tutti i componenti la ”maggioranza” delle riforme.

LO SCONTRO

Sul tappeto le riforme costituzionali, ma soprattutto la legge elettorale vero e proprio convitato di pietra dello scontro in atto a palazzo Madama. Preferenze, soglie di sbarramento e composizione del Senato, i punti sui quali verificare - prima di tutto con il Cavaliere - sino a che punto la mediazione della maggioranza di governo si può spingere. Resta invece intoccabile la fine del bicameralismo e l’elezione indiretta, mentre sullo sfondo resta la comune volontà di tenere fuori Montecitorio da una possibile diminuzione dei numero dei deputati. Proprio su questo punto - ovvero sulla riduzione dei deputati e sul Senato elettivo - domani sera ci sarà il primo voto segreto che potrebbe rappresentare l’occasione che i senatori ”malpancisti” attendono per dare uno scossone all’intero impianto della riforma. «Si capirà da questo voto se le riforme si faranno», avverte Paolo Romani, capogruppo azzurro a palazzo Madama.

Si tratta, ma il cerino è ormai acceso e pronto a passare rapidamente di mano. Intestarsi la responsabilità di un definitivo stop rischia stavolta di costare caro ai «frenatori». Sarà infatti difficile togliersi quel timbro e soprattutto pesa la consapevolezza - in caso di ennesimo naufragio delle riforme - di dover pagare anche il conto dei fallimenti precedenti. Consapevole di tutto ciò Matteo Renzi intende cinicamente sfruttare il dibattito che spacca il M5S, le oscillazioni della Lega e il disagio che taglia la sinistra sempre critica di Sel e Led che ieri con Nicola Fratoianni, ha invitato il governo a fare «uno sforzo», mentre la capogruppo De Petris si appellava alla «ragionevolezza», perché sul «superamento del bicameralismo siamo d’accordo», e Gennaro Migliore (Led) andava subito al nodo dell’Italicum. Il governo però non sembra disposto a mollare unilateralmente e non cede sull’altro punto che ritiene fondamentale per non far rientrare dalla finestra il bicameralismo che tutti dicono di voler superare: l’elezione indiretta dei senatori. Così come Berlusconi non intende discutere ora dell’Italicum e, soprattutto, delle soglie.

In attesa dell’incontro tra Renzi e Berlusconi, qualcosa potrebbe muoversi già oggi visto che a palazzo Madama si vota il decreto cultura e che i relatori in Commissione Affari Costituzionali, Anna Finocchiaro e Roberto Calderoli, dovrebbero presentare emendamenti su alcuni aspetti non risolti della riforma. Novità sono quindi attese sul tema dell’immunità, così come sui referendum abrogativi e propositivi. La matassa degli emendamenti, quasi 7 mila, resta però ancora aggrovigliata e i margini per contenere il dibattito e i tempi di approvazione della riforma sono ridottissimi e rischiano di andare oltre la data dell’8 agosto fissata in conferenza dei capigruppo.

Rinsaldare l’intesa con il Cavaliere serve a Renzi anche per capire sino a che punto Forza Italia è disposta a concedere margini alla galassia centrista che dovrebbe comporre la federazione dei moderati invocata anche ieri da Giovanni Toti, e che pretendono le preferenze e un sostanzioso abbassamento dello sbarramento. «Mandiamo in Senato i consiglieri regionali più eletti», scriveva ieri ”Il Mattinale”, la nota politica del gruppo di FI ala Camera.

Ma se il Cavaliere deve vedersela con partiti e partitini nati dalla costola del Pdl, Renzi ha problemi seri alla sua sinistra e a Sel non perdona le migliaia di emendamenti presentati e che il M5S è comunque pronto a far suoi per impedire il varo della riforma entro agosto.

© RIPRODUZIONE RISERVATA