MISCHIONE
Di fatto, in pochi avevano davvero creduto che, con tutto il bisogno aziendale da parte berlusconiano di un buon rapporto con il governo, Silvio potesse scatenare lui il Vietnam contro Renzi. E adesso il voto finale del Senato sulla propria cancellazione, che richiederà una maggioranza assoluta di 161 sì, si preannuncia come un bel mischione dem-azzurro-verdiniano (più qualche prezzemolo ex grillino) tra aiutini e aiutoni. L'estate servirà a perfezionare questo riavvicinamento. Nel quale Berlusconi è debole, ma lo era anche ai tempi del nazareno Uno, e anche Renzi risulta in difficoltà (spulcia i sondaggi e li trova non buoni) al contrario di quanto fosse nel gennaio 2014 quando il Renzusconismo cominciò.
E comunque Rosy Bindi ieri si è detta preoccupata: «Non ricominci il Patto del nazareno». E la sinistra Pd se l'è subito presa con l'arma anti-Vietnam: «Tra Renzi e Berlusconi c'è un rapporto schizofrenico». Sicuramente c'è un rapporto adesso, molto più di prima, basato sulla diffidenza ma anche sulla necessità. E insieme sulla dissimulazione: il tacito accordo prevede che per ora Renzi deve dire che i voti berlusconiani non gli servono e Berlusconi deve dire che Renzi o cambia la legge (premio di maggioranza non al partito che arriva primo ma alla coalizione vincitrice) o si sogna ogni tipo di aiuto.
FISCO
Sta di fatto che dei 25 ribelli Pd in Senato, una ventina faranno mancare il loro consenso a Renzi ma Renzi, chiamalo Nazareno oppure no, quei venti voti mancanti in qualche modo li avrà. E Letta&Lotti, la nuova coppia dell'estate, discretamente si godranno la scena. Magari sperando in una replica, a breve, sull'altro tema forte della legislatura: la riforma fiscale.