Riforme, Nazareno 2.0 pronto a partire. Berlusconi: ora indispensabili

Riforme, Nazareno 2.0 pronto a partire. Berlusconi: ora indispensabili
di Mario Ajello
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Venerdì 7 Agosto 2015, 06:08 - Ultimo aggiornamento: 09:52
L'Anti-Vietnam si chiama Nazareno. Non è la stessa cosa di quello di prima, non contiene l'originario innamoramento che il Cavaliere provava per il giovane Matteo ed è, viceversa, una medicina che serve a Renzi contro la sinistra del Pd in Senato e serve al leader di Forza Italia o dell'Altra Italia per tornare in gioco così: «Più il premier ha bisogno dei nostri voti a Palazzo Madama e più noi, nel caso volessimo darglieli, sottolineiamo la sua debolezza». Ognuno ha le sue convenienze in questo ritorno di fiamma che un vero ritorno di fiamma non è, e comunque l'accordo trovato sulla Rai non è destinato a restare un unicum. «Noi, come s'è visto, siamo indispensabili»: è la soddisfazione di Silvio in queste ore. La parte dei forzisti che un tempo di chiamavano le colombe, che hanno nel mondo aziendale di Silvio il proprio zoccolo duro, in Fedele Confalonieri lo sponsor di sempre, nel capogruppo dei senatori Paolo Romani un rappresentante opposto al brunettismo e larga adesione tra gli eletti a Palazzo Madama, commentano così la nuova fase: «E' tornato Gianni Letta». Ma non del tutto in chiave «duo tragico», come il cerchio magico di Silvio aveva battezzato la coppia nazarenica Letta-Verdini. Viceversa il neo-Nazareno, come napalm per difendere e insieme spolpare Renzi nella guerra del Vietnam che la sinistra Pd sta per scatenare contro il premier-segretario, torna anche utile per rendere meno decisivo il soccorso verdiniano al governo e insieme per giocare di sponda tra Berlusconi e Verdini che un po' si sono lasciati ma sotto sotto neanche tantissimo: quando a Matteo non lo aiuti tu, lo aiuto io.



MISCHIONE

Di fatto, in pochi avevano davvero creduto che, con tutto il bisogno aziendale da parte berlusconiano di un buon rapporto con il governo, Silvio potesse scatenare lui il Vietnam contro Renzi. E adesso il voto finale del Senato sulla propria cancellazione, che richiederà una maggioranza assoluta di 161 sì, si preannuncia come un bel mischione dem-azzurro-verdiniano (più qualche prezzemolo ex grillino) tra aiutini e aiutoni. L'estate servirà a perfezionare questo riavvicinamento. Nel quale Berlusconi è debole, ma lo era anche ai tempi del nazareno Uno, e anche Renzi risulta in difficoltà (spulcia i sondaggi e li trova non buoni) al contrario di quanto fosse nel gennaio 2014 quando il Renzusconismo cominciò.



E comunque Rosy Bindi ieri si è detta preoccupata: «Non ricominci il Patto del nazareno». E la sinistra Pd se l'è subito presa con l'arma anti-Vietnam: «Tra Renzi e Berlusconi c'è un rapporto schizofrenico». Sicuramente c'è un rapporto adesso, molto più di prima, basato sulla diffidenza ma anche sulla necessità. E insieme sulla dissimulazione: il tacito accordo prevede che per ora Renzi deve dire che i voti berlusconiani non gli servono e Berlusconi deve dire che Renzi o cambia la legge (premio di maggioranza non al partito che arriva primo ma alla coalizione vincitrice) o si sogna ogni tipo di aiuto.



FISCO

Sta di fatto che dei 25 ribelli Pd in Senato, una ventina faranno mancare il loro consenso a Renzi ma Renzi, chiamalo Nazareno oppure no, quei venti voti mancanti in qualche modo li avrà. E Letta&Lotti, la nuova coppia dell'estate, discretamente si godranno la scena. Magari sperando in una replica, a breve, sull'altro tema forte della legislatura: la riforma fiscale.