Bankitalia, Renzi: «Metodo sbagliato? Quello che conta è il merito»

Bankitalia, Renzi: «Metodo sbagliato? Quello che conta è il merito»
di Marco Conti
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Giovedì 19 Ottobre 2017, 08:26
Il fuoco di sbarramento se lo aspettava. Anche quello dentro al partito, ma Matteo Renzi non molla e continua a criticare l'operato della Vigilanza bancaria. «Nessun problema con Visco», ripete il segretario del Pd che - novello Guccini - pensa di aver trasformato il treno Democratico in una locomotiva lanciata a bomba contro l'ingiustizia dei risparmiatori traditi.

IL GIUDIZIO
Il problema per il segretario del Pd non è «Visco sì, Visco no», ma come ha lavorato la Banca d'Italia negli anni difficili della crisi economica e quando molte banche ne hanno in seguito risentito, e il rapporto con la Bce e le sue norme che a suo giudizio andava regolato e gestito dal governo e non direttamente ed esclusivamente da via Nazionale. «Qualcuno dirà che è una renzata», sosteneva, consapevolmente, qualche giorno fa Renzi, quando al capogruppo Ettore Rosato aveva rivelato per primo di voler presentare una mozione. «Non passare per coloro che difendono il tragico operato di Bankitalia». E che la modalità, ritenuta «poco istituzionale», sarebbe stata criticata, il segretario del Pd se lo aspettava. Ma la sostanza per lui non cambia e ha intenzione di sostenere l'argomento sino allo sfinimento in una campagna elettorale che si annuncia non solo lunga ma anche senza esclusioni di colpi, forte dei sondaggi che danno la sfiducia nel sistema bancario all'80% nel Paese.

Le critiche di Mario Monti all'irrituale affondo del Pd con la mozione votata alla Camera, non lo sorprendono. Il senatore a vita sei anni fa, da presidente del Consiglio, di fatto nominò Ignazio Visco. «Hanno lo stesso loden», sostiene un renziano per dire che i due hanno sempre parlato la stessa lingua e avuto più o meno i medesimi referenti a Bruxelles e Francoforte. Un altro mondo, per il Renzi tornato rottamatore e che ha sempre rivendicato il primato della politica sui tecnici. D'altra parte Renzi è convinto che le domande che si pone sono le stesse dei risparmiatori veneti, toscani e non solo. E che la credibilità del Paese passi anche nel poter scrivere «una pagina nuova anche su Bankitalia» e non nel coprire responsabilità. La mozione votata martedì in aula, Renzi la ripresenterebbe, perché negli scorsi anni «nelle banche è successo di tutto» e «noi siamo dovuti intervenire per mettere in sicurezza il sistema». L'elenco degli interventi che il segretario del Pd rivendica sono molti. Dalla riforma delle banche popolari a quella delle Bcc. Un lavoro difficile che si è scontrato con «un muro di gomma» costruito da «potentati locali» che sino all'ultimo hanno cercato di bloccare il governo. Perché le crisi di Mps, Banca Etruria, Popolare di Vicenza, Veneto Banca sono state denunciate prima dai giornali che da via Nazionale? Perché, mentre la Merkel iniettava una valanga di miliardi nelle Sparkasse, da noi si sosteneva che andava tutto bene e che il nostro sistema era perfettamente in grado di reggere l'urto della crisi?

Domande alle quali il governatore Visco promette di rispondere nel corso dell'audizione della Commissione banche. Renzi sa anche però che i tempi della Commissione presieduta da Pier Ferdinando Casini sono molto ristretti e che occorre procedere alla nomina o alla riconferma del governatore di Bankitalia. La mozione contro Visco è sembrata al segretario del Pd una trappola preparata dal M5S insieme a coloro che nel frattempo «ogni giorno fanno un titolo su Banca Etruria che sinora ne ha collezionati più della tragedia del Bataclan». Da qui l'idea della renzata non per far saltare del tutto il tavolo - che Renzi considera solido e non in grado di compromettere la riconferma di Visco - ma per mettere a verbale un io non ci sto che potrebbe essere utile per intercettare il disamore degli elettori per il comportamento delle banche.

E che l'argomento possa funzionare in campagna elettorale, lo si comprende dalla reazione stizzita del M5S e dalle contorsioni di molti esponenti di FI. Berlusconi ieri ha di fatto difeso Visco, anche perché a suo tempo e tramite Gianni Letta, contribuì alla sua nomina. A mordersi le labbra è il capogruppo veneto di FI, costretto dagli eventi a schierarsi in difesa di Bankitalia mentre il suo collega di partito, Maurizio Gasparri, non si fa problemi e ne chiede la rimozione.
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