Bilancio, Renzi gela Raggi: niente incontro, no a nuove spese in deficit

Raggi
di Simone Canettieri e Alberto Gentili
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Martedì 11 Ottobre 2016, 08:20 - Ultimo aggiornamento: 21:35

«Spero e credo di vedere Renzi a breve, prima dell'assestamento di bilancio. Cosa mi aspetto? Correttezza». Virginia Raggi, lasciando la riunione dei sindaci cinquestelle alla Camera, sembrava avere già in agenda l'appuntamento con il premier. Invece dall'entourage di Matteo Renzi esce un perentorio e definitivo, «il presidente del Consiglio non vedrà la Raggi». A tentare di dipanare l'intricata matassa dei conti in rosso della Capitale saranno piuttosto il sottosegretario alla Presidenza, Claudio De Vincenti, e la sottosegretaria all'Economia, Paola De Micheli.

Ma non subito. Il vertice potrebbe svolgersi soltanto la settimana prossima, dopo il varo della legge di stabilità. In più il condizionale è necessario, in quanto da palazzo Chigi fanno sapere che il Comune «non ha mai inviato i dati necessari per istruire l'incontro, cosa che invece avrebbe già dovuto fare». E sottolineano: «Dal Campidoglio non è arrivata neppure alcuna richiesta ufficiale per l'incontro». Dunque, «quella della Raggi è solo una mossa comunicativa...».

DIALOGO & PALETTI
Renzi, riguardo ai rapporti con il sindaco di Roma, ha dato comunque un'indicazione precisa: «Massima correttezza istituzionale». Perciò, almeno sotto questo profilo, la Raggi non dovrebbe restare delusa. Ma lei e il neo assessore al Bilancio Andrea Mazzillo quando busseranno al portone di palazzo Chigi, non troveranno molti margini di manovra. Anzi. La linea del governo è chiara e, al momento appare scolpita sulla pietra: «Niente ulteriori fondi straordinari per Roma». E niente allentamento del patto di stabilità interno per 150 milioni, come invece vorrebbe il Campidoglio per evitare di approvare il bilancio di previsione 2017 con dolorosi tagli alle spese. E se il sindaco e il suo assessore vorranno ottenere una revisione più favorevole del piano di rientro dal debito, «dovranno procedere, come promesso, alla vendita della società partecipate» di secondo livello, come l'assicurazione e le farmacie comunali.

«Questa linea non è frutto di un atteggiamento ostile, ma si basa sulla forza della ragione e dei numeri», spiega una fonte autorevole incaricata di seguire il dossier, «l'allentamento del patto di stabilità può essere chiesto esclusivamente per procedere a investimenti, non per poter spendere altri soldi in deficit. Per avere più fondi la Raggi ha davanti due strade: tagliare le spese o aumentare le entrate e quest'ultima opzione è esclusa, in quanto i romani pagano già l'aliquota massima dell'Irpef».

Ancora: «Con tutti i Comuni italiani che stringono la cinghia dal 2008, quando sono scattati i tagli progressivi, è impensabile dare altri 150 milioni a Roma. Tanto più che la Capitale è l'unica città che ottiene ogni anno fondi extra-patto: ben 1,3 miliardi, tra i 550 milioni che riceve direttamente dallo Stato, i 300 milioni di contributo al piano di rientro e i 470 milioni trasferiti dalla Regione». Non manca un'annotazione politica: «I Cinquestelle vanno al governo di Roma per chiedere soldi allo Stato? E' questa la grande novità dei grillini? La sensazione è che la Raggi non sa di cosa parla».

L'INCONTRO
Al momento dunque l'unico bilaterale Campidogliogoverno è stato quello di ieri mattina, quando si sono visti il commissario del debito Silvia Scozzese e l'assessore al Bilancio Andrea Mazzillo. Incontro cordiale, come descritto nelle note ufficiali, durato meno di un'ora. Nel corso del quale l'esponente della giunta Raggi ha rinunciato a un grande cavallo di battaglia del M5S in campagna elettorale: la richiesta di un audit sul debito, una ricognizione cioè sui 13miliardi di euro e i tassi d'interesse pagati.

Una retromarcia forse per non urtare la complicata trattativa in atto con il governo per l'alletamento del patto di stabilità.

La contabilità del debito dipende da Palazzo Chigi, che sta già analizzando la morfologia del «grande rosso». L'audit dunque può aspettare, nonostante secondo i proclami della Raggi in campagna elettorale sarebbe dovuto essere oggetto della prima delibera del governo capitolino a Cinquestelle. La priorità, al momento, un'altra: c'è da chiudere il bilancio corrente.

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