Caso Nogarin, Renzi: M5S campione di doppia morale, ora rispondiamo colpo su colpo

Matteo Renzi
di Alberto Gentili
3 Minuti di Lettura
Domenica 8 Maggio 2016, 10:07
Quella che si annunciava con una nuova giornata di passione, con i Cinquestelle guidati da Luigi Di Maio in piazza a Lodi, si è trasformata per Matteo Renzi e il Pd nel D-day della Grande Riscossa. Per palazzo Chigi e per il quartier generale del Nazareno è un toccasana l'avviso di garanzia al sindaco cinquestelle di Livorno, arrivato proprio nelle ore in cui Beppe Grillo e i suoi sparavano a palle incatenate per l'arresto del primo cittadino dem di Lodi.

L'OFFENSIVA
Tant'è, che su ordine di Renzi, sono scesi in campo tutti. Dalla ministra Boschi al capogruppo Rosato, dal responsabile giustizia Ermini alla vicesegretaria Serracchiani. Obiettivo, irridere a Di Maio: «Piuttosto che a Lodi, vada a Livorno...». E accusare Grillo e i suoi di «doppia morale»: «Sono garantisti con se stessi e giustizialisti con gli altri». Per dirla con Ermini, «lo sciacallaggio non paga: chi usa fatti di cronaca giudiziaria e rivendica una presunta superiorità morale finisce per fare clamorose figuracce».

Insomma, il nuovo scivolone grillino a Livorno (con il sindaco accusato di bancarotta fraudolenta) per Renzi è un'ottima notizia. Tanto più perché, a giudizio del premier, compone il puzzle con gli altri inciampi giudiziari dei Cinquestelle a Quartu e Bagheria: «Il 21% dei Comuni amministrati dal M5S ha problemi con la giustizia», fotografa la Boschi.
 
Renzi adesso spera che «qualcosa si calmerà». «I casi di Lodi e Caserta sono brutti, ma sarebbero stati relegati alle cronache giudiziarie locali se non ci fosse stato il can-can politico-mediatico dei grillini», dice un renziano del Giglio Magico, «speriamo che questo salutare bagno nella realtà, scoprire che il mondo non si divide in buoni e cattivi, li convinca ad abbassare i toni».

In ogni caso, confidando poco o nulla sul buonsenso dei Cinquestelle, a palazzo Chigi e al Nazareno si godono l'affaire livornese convinti di aver «finalmente la possibilità di rispondere colpo su colpo». E di poter affrontare i mesi da qui al referendum costituzionale di ottobre «con qualche arma in più»: «Fa benissimo il sindaco Nogarin a non dimettersi per un avviso di garanzia. Ma è evidente che questa decisione li rende più vulnerabili: dimostra che non esiste alcuna presunta diversità pentastellata. E poi come fa Grillo a dire a Nogarin di tenere duro e nello stesso tempo a fare sciacallaggio con gli esponenti del Pd inquisiti? La gente capirà quanto è pelosa questa doppia morale».

IL CASO MOROSINI
Proprio di questo, oltre a lanciare un appello all'unità del partito in vista delle elezioni e a chiedere che ogni circolo del Pd diventi un comitato per il “sì” al referendum, Renzi parlerà domani in Direzione. Sono invece esclusi attacchi ai magistrati. Il premier non vuole la rissa con i giudici: «Siamo diversi, rispettiamo il lavoro dei magistrati chiedendogli di andare subito a sentenza e siamo il partito e il governo che più hanno fatto e fanno contro la corruzione». Ma allo stesso tempo Renzi è convinto che una parte dei pm lavori contro di lui: «Da qui al referendum d'ottobre sarà dura...». Per questo tiene caldo il caso-Morosini in Csm. «Quel togato di Magistratura democratica dicendo che il premier va fermato», spiegano al Nazareno, «è stato preso con le mani nella marmellata e serve a dimostrare al Paese che non è un'invenzione dire che alcuni pm sono mossi da un pregiudizio politico».
© RIPRODUZIONE RISERVATA