Renzi: no all'Unione bis. E Pisapia lancia Prodi

Renzi: no all'Unione bis. E Pisapia lancia Prodi
di Nino Bertoloni Meli
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Mercoledì 14 Giugno 2017, 08:27 - Ultimo aggiornamento: 15 Giugno, 08:17
Renzi apre a Pisapia e Pisapia apre a Prodi. Non è uno scioglilingua, ma un rebus politico che si va dipanando. «Siamo aperti a un'intesa con l'ex sindaco di Milano, ma non con la sinistra che attacca il jobs act e vuole fare solo testimonianza», aveva detto il leader del Pd ai microfoni di Rep.tv, chiudendo la porta a Bersani, D'Alema e gli ex dem: «E' un'ipotesi negata dalla realtà, se ne sono andati perché non volevano dialogare con noi». Dunque «no a un'Unione bis». Ma in serata arriva la doccia fredda, e proprio dalle parole dell'interlocutore, Pisapia: «Non si può passare in un'ora da Berlusconi a Pisapia», la premessa polemica, quindi l'affondo: «Bisogna unire e per farlo ci vorrebbe qualcuno che ha vinto contro il centrodestra unendo la sinistra, ci vuole una personalità sopra le parti. Se Prodi fosse disponibile a candidarsi a Palazzo Chigi ci metterei la firma, però mi sembra che lui non sia disponibile».

LE POSIZIONI
Parole che arrivano in serata e smuovono un bel po' quella parte di Palazzo interessata ai destini del centrosinistra e del Pd. «No, non è la premessa per un ritorno in campo diretto del Professore», spiegano dalla cerchia prodiana, e fanno presente che Prodi non dovrebbe farsi vedere alla convention pisapiesca del primo luglio dove il rebus su che farà l'ex sindaco meneghino dovrebbe sciogliersi. Non si farà vedere Prodi, «ma benedice, si sente interessato al progetto, non lo ostacola ma neanche si mette in prima fila», assicura chi gli ha parlato.

Il problema è che nella carovana pisapiesca ci sono forze e personaggi che per Prodi e il prodismo risultano indigesti, non si sa se di più quella sinistra sinistra che in tempi andati contribuì attivamente a disarcionarlo o la sinistra di osservanza dalemiana. Spiega Sandra Zampa, che del prodismo è interprete e conoscitrice: «La partita è aperta, ma la posta in gioco non può essere certo la testa di Renzi. La via maestra sono le primarie di coalizione, un modo limpido per capire gli orientamenti del nostro elettorato». Un'accelerazione, raccontano, dovuta anche al fatto che non tutti credono nella scadenza naturale della legislatura, o «non si sa mai, meglio stare preparati, a novembre ci sono le elezioni siciliane...», spiegano dalle parti dei bersaniani.

A Rep.tv Renzi si è diffuso un po' su tutto lo scenario politico. Le amministrative appena fatte? «Un pareggio tra centrosinistra e centrodestra». Grillo? «Ha perso, ma guai a credere che sia finito». Una nuova legge elettorale? «Se ne parliamo ancora gli italiani ci accusano di stalking». Una nuova coalizione nel 2018? «Siamo aperti a un'intesa con Pisapia, ma non con la sinistra alla Fratoianni che vuole solo testimoniare». E anche qui, sia chiara una cosa: «Sì al centrosinistra, no a una Unione bis, quella che affossò Prodi».

L'INTERVENTO
Leggermente abbronzato, in camicia bianca, battuta pronta, il leader del Pd nel corso della lunga intervista riesce anche a togliersi qualche sassolino dalle scarpe. Il primo, l'accusa di volere «inciuciare» a ogni costo con Berlusconi: «E' una fisima di alcuni commentatori, politicamente ricordo solo che con Berlusconi si allearono prima Bersani e poi Letta, facendoci governi assieme. Berlusconi ha fatto di tutto per far fallire il referendum, non è propriamente il mio migliore amico, ma rappresenta FI e l'ho voluto al tavolo con gli altri per riscrivere insieme le regole». «Basta di dire bugie, hanno stancato», la replica piccata gotorbersaniana.

Il secondo sassolino è ancora più grosso, e forse segna la fine di un rapporto politico cementato all'epoca del referendum ma poi raffreddatosi fino al gelo, riguarda Giorgio Napolitano. Senza nominarlo, ma riprendendo le stesse parole usate dal Presidente emerito, Renzi precisa: «Se ci sono quattro leader di partito che si mettono d'accordo e scelgono insieme le regole del gioco non è un patto extra-costituzionale, ma parlamentare».