Renzi-sinistra, è guerra aperta su Ulivo e Italicum. Botta e risposta con Bersani

Bersani e Renzi
di Claudio Marincola
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Domenica 13 Marzo 2016, 09:35 - Ultimo aggiornamento: 12:29

Nel Pd botta e risposta corrono lungo un binario parallelo: la convention della sinistra riformista, in provincia di Perugia, e l'intervento di Renzi alla Scuola di formazione politica di Roma. Scontro a distanza mentre sono ancora in circolo i veleni equamente distribuiti da Massimo D'Alema. Una lite a tutto campo che tocca i nervi più scoperti: le primarie e in particolare il voto contestato da Bassolino a Napoli ancora sub iudice e il rapporto con la minoranza.

NOMINATI UBBIDIENTI
La corda si tende ma non si spezza. «Avete sentito uno che qui dice andiamo fuori dal Pd? Il disagio c'è ma noi abbiamo una certa idea di come rispondere», ribadisce Bersani. L'ex segretario si rivolge al premier, chiede di «raddrizzare» la barca, cambiare rotta. Conferma il suo giudizio sulla legge elettorale a partire dal principio che «i rappresentanti devono essere eletti e non nominati, sennò si corrono rischi».

A San Martino in Campo, dove si tiene la convention «c'è un bel profumo d'Ulivo», ma nessuno sembra intenzionato ad agitare il ramoscello. «Senza Pd non può esserci centrosinistra di governo però il Pd così com'è non va». «E c'è un altro aspetto che non mi piace - continua Bersani - : se io dico cosa penso di Renzi va su tutti i Tg, se però dico che sono preoccupato perché è in corso un processo di privatizzazione della sanità nessuno se ne occupa. Non è l'unico passaggio in cui l'ex segretario sembra avercela con il servizio pubblico.

L'altro è quando si mostra preoccupato per il futuro di “Gazebo”: «Sulla Rai non intervengo mai. Ma oggi dico che se la Rai si privasse o indebolisse una trasmissione come la vostra da telespettatore mi girerebbero molto...», dice all'inviato della trasmissione condotta su RaiTre da Diego Bianchi (”Zoro”). Non tutto va però nello stesso senso. Succede ad esempio che D'Alema, dopo l'affondo dei giorni scorsi, intervenendo alla kermesse elogi la prudenza del presidente del Consiglio «siccome dice che son sempre contro di lui, vorrei apprezzare la sua prudenza sulla Libia. Penso però che serva un rilancio della sinistra senza usare ricette vecchie».

VERBALI BRUCIATI
Per Renzi l'ex leader Maximo ormai è trasparente. Non esiste, è già fuori. Le sue accuse non meritano risposta. Al contrario sulle primarie il rottamatore va giù duro: «Quando le ho perse sono rimasto a sostenere chi le aveva vinte, e non pensate che sia stato facile dopo che ti venivano a dire, qui qualcosa non torna... Chiesi se si poteva avere il verbale di una regione, non dico quale ma lo immaginate... mi dissero di no, i verbali sono stati bruciati».
 
Cita gli esempi della Liguria e di Venezia. L'uscita di Cofferati, «che ci ha fatto perdere». Il sostegno dato a Casson, che pure «aveva idee diverse dalle mie». Alla base c'è, secondo Renzi, un disegno per screditare le primarie, «non è che se perdi te ne vai e porti via il pallone». E Napoli? «Ha bisogno di ripartire, ma se la commissione dice che ha vinto la Valente tutti dobbiamo sostenere Valeria, chi ha perso «non usi i ricorsi per dire che ha vinto». Parole che sembrano dirette a Bassolino ma sono rivolte a tutto il partito, perché «chi discute il concetto delle primarie, offende la democrazia, l'alternativa sono i capibastone».
 

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