Renzi: «Con le riforme stop alle rendite. Non sono nelle mani di Berlusconi»

Matteo Renzi
3 Minuti di Lettura
Domenica 10 Agosto 2014, 12:21 - Ultimo aggiornamento: 19:21

La cosa positiva del Senato che finalmente i politici cambiano se stessi. Questo vuol dire che non c' pi potere di rendita per nessuno. Bisogna cambiare tutti - ha detto oggi il premier Matteo Renzi in un'intervista alla rivista on line dell'Agesci, Camminiamo Insieme - Quello che è più difficile del previsto sono le incrostazioni, le resistenze. Credo che sia stato importante fare la riforma. Se vogliamo fare bene bisogna cambiare tutti».

Renzi: anche per me conto alla rovescia per la rottamazione. «I politici - dice il premier - devono essere come lo yogurt, a un certo punto devono scadere, non lo puoi fare per sempre. Vale anche per me, per me è già iniziato il conto alla rovescia per essere rottamato».

«In due mesi 108mila posti in più». «Negli ultimi due mesi noi abbiamo fatto in Italia 108mila posti di lavoro in più, sono 108 mila persone che hanno trovato lavoro e non lo avevano - ha detto il premier -E' un primo passo, non è ancora sufficiente, però la cosa fondamentale è riuscire a cambiare il sistema Paese».

«L'arma per costruire la pace è la scuola». «La più grande arma per costruire la pace non è l'F35 o l'Eurofighter, è la scuola - sostiene Renzi - Io, per esempio, sono convinto che la spesa per la difesa italiana debba essere indirizzata in alcuni canali chiari, che si collegano alla ricerca scientifica, non alla costruzione di strumenti inutili o fuori dalla realtà».

«Non sono nelle mani di Berlusconi». «Non sono nelle mani di Berlusconi come ipotizza qualcuno - ha detto il premier in un colloquio con il quotidiano La Stampa - La maggioranza non ha problemi di numeri e non mi attende la via crucis che toccò a Romano Prodi. Mentre infuriava la Grande Guerra del Senato, il governo ha ottenuto più volte la fiducia: nessun problema. Magari non è esaltante per composizione, ma credo che la nostra maggioranza sia la più solida della Seconda Repubblica. È evidente che aver coinvolto Berlusconi nel processo di riforma è stata una mia, personale scelta: contestata duramente, lo so bene, dentro e fuori il Pd. Se lui non ci fosse stato, è chiaro, avremmo fatto le riforme con altri: ma io credo che, per metodo, vadano fatte con le opposizioni, con i nemici, piuttosto che con gli amici. L'umore è a mille, e non solo per la riforma varata a Palazzo Madama ma per l'intera cornice dell'azione di governo. Certo, se non avessimo fatto questa riforma subito, nei tempi annunciati, non l'avremmo fatta mai più. È la Madre di tutte le Battaglie: di questo sono sicuro». La riforma del Senato «più che al coraggio dei tanto irrisi "ragazzini" si deve alla saggezza e alla lungimiranza del Presidente della Repubblica: sostegno, consigli, una parola quotidiana per tutti, per cercare di convincere i perplessi che la via imboccata era quella giusta».

Renzi torna a smentire l'intenzione di tornare alle urne. «Credo di esser l'ultimo ad aver paura del voto. Personalmente mi converrebbe, perchè porterei tante persone a me vicine in Parlamento. Ma quella avviata - osserva - non è una battaglia che devono vincere i renziani: la deve vincere il Paese».

La polemica contro le classi dirigenti. Nell'intervista Renzi apre un «fronte polemico» contro le classi dirigenti, che «per vent'anni hanno nascosto le loro responsabilità e le loro manchevolezze dietro quelle, ancor più gravi, della politica. Ma ora la musica è cambiata. In Italia non c'è una classe dirigente che resiste al cambiamento, c'è semplicemente una classe dirigente che non esiste».

© RIPRODUZIONE RISERVATA