Soglia di sbarramento che lasci fuori i «partitini», premio alla lista vincente: i punti cardine dell'Italicum frutto dell'accordo Renzi-Berlusconi dovrebbero essere questi. Il premier,ospite a Porta a Porta, dice di aver «accelerato». «Basta rinvii», è il suo mantra. Mentre dall'interlocutore, l'ex Cavaliere, giunge un'apertura al confronto ma anche uno stop: «Niente diktat».
L'ultimo incontro Confermato per oggi alle 18 il faccia a faccia tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi.
La legge elettorale «Noi possiamo sempre discutere di tutto ma questi sono dettagli e sui dettagli non voglio stare a perdere giornate e mesi», spiega il premier rispondendo a chi gli chiede se domani ridiscuterà con Silvio Berlusconi delle soglie di sbarramento a 3%. Nell'Italicum «c'è il tema della governabilità» e quindi stop ai «partitini che danno noia» a chi vince, «il premio di maggioranza al 15% e anziché fare le grandi ammucchiate chiamate coalizioni facciamo un meccanismo in cui chi arriva primo vince. Era l'idea di Berlusconi quando prendeva i voti ora ne prende un po' meno non penso che abbia cambiato idea», continua. «Il numero giusto - aggiunge - è un centinaio di collegi, dico più o meno».
Le riforme «Le regole del gioco si fanno insieme ma non significa che se non sono d'accordo non si fanno. Io prima voglio farle e poi insieme», prosegue. E ribadisce: «Si andrà a votare nel 2018. Agli italiani di andare a votare non frega niente, gli italiani vogliono sapere se cambiamo il sistema fiscale e risolviamo i loro problemi». Fare la riforma della legge elettorale «è segno che la politica ha capito che la musica è cambiata». «Mi pare che nei palazzi si sia un po' perso il senso di urgenza che si vede tra i cittadini».
Chiudere entro l'anno «Il problema nel caso specifico» della legge elettorale «non credo sia Berlusconi ma i suoi, i Brunetta, i Fitto». Hanno fatto pace? «Speriamo. Litigare fa sempre male, improvvisamente FI mostra libertà interna: tutta insieme gli ha fatto male...». «L'impegno di maggioranza» è «finire entro il 31 dicembre» la legge elettorale al Senato: «Adesso corrano, facciano gli straordinari, lavorino sabato e domenica». «Entro l'anno» bisogna completare anche «legge di stabilità e riforma del mercato del lavoro. A gennaio la riforma costituzionale».
I problemi nel Pd E la minoranza Pd? «Chiede sempre - dice Renzi - ma se si chiama minoranza c'è un motivo ed è perché ha perso. Non abbiamo fatto tutto questo lavoro per far scrivere la legge di stabilità a Fassina e quella del lavoro a Damiano».
Napolitano Matteo Renzi poi parla per la prima volta delle dimissioni del presidente della Repubblica, che appaiono sempre più vicine. E assicura che «per un atto di naturale rispetto» non ha provato a convincere il capo dello Stato a ripensarci. Ma aggiunge parole che suonano quasi un auspicio: «Magari» il capo dello Stato «stupirà e andrà avanti molto più di quello che si pensa».