Renzi incassa garanzie sull'accordo la data delle elezioni però è in bilico

Renzi incassa garanzie sull'accordo la data delle elezioni però è in bilico
di Marco Conti
4 Minuti di Lettura
Sabato 3 Giugno 2017, 07:32
IL RETROSCENA
ROMA Piovono emendamenti al testo messo a punto da Emanuele Fiano, ma l'impianto tedesco della nuova legge elettorale sembra reggere alle contorsioni interne dei partiti. Il fronte che appoggia il nuovo sistema elettorale è molto ampio. Va dal Pd, a FI passando per il M5S e la Lega che formalmente non partecipa alla trattativa anche se il lumbard Giorgetti è in stretto contatto con Renzi.

POSSIBILE
I due hanno a cuore non tanto, o non solo, il sistema elettorale quanto i tempi del voto. Renzi, pur sottolineando ad ogni piè sospinto che lo scioglimento delle Camere spetta al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, punta alle elezioni a fine settembre o al massimo a fine ottobre qualora si decidesse di lasciare al governo di Paolo Gentiloni il compito di presentare a Bruxelles la legge di stabilità. La Lega di Salvini chiede elezioni da mesi e il sostanziale via libera al sistema tedesco - come prima al Rosatellum - lo ha dato solo per accelerare il più possibile le elezioni.

L'argomento del «voto-subito» appassiona quindi i vertici di Pd e Lega ma molto meno Forza Italia e M5S. Silvio Berlusconi ufficialmente si dice non contrario alle elezioni come d'altra parte deve fare il leader di una forza di opposizione e come è previsto nell'intesa non scritta siglata con Renzi qualche settimana fa e necessaria al Cavaliere per evitare il Rosatellum: sistema tedesco in cambio del voto in autunno. Incassato un sistema elettorale non maggioritario, Berlusconi potrebbe tornare allo schema originario. Ovvero cercare di far proseguire la legislatura per cercare di spuntare la riabilitazione o ex legge Severino o tramite la Corte Europea. Come forza di opposizione poco potrebbe qualora il Pd decidesse di far cadere il governo-Gentiloni, ma è certamente intenzione del Cavaliere lasciare esclusivamente al Pd renziano il non facile compito di far esaurire la legislatura.
Anche i grillini che siedono in Parlamento non hanno fretta di urne a breve preoccupati come sono delle parlamentarie annunciate da Beppe Grillo e delle stringenti regole del Movimento che rischiano di mettere alla porta anche un certo numero di big. Difficile anche per i pentastellati mettersi di traverso qualora il Pd decidesse di chiudere con il governo Gentiloni, ma anche i grillini contribuiranno in Parlamento - specie al Senato - a comporre quel muro di resistenti molto ampio che può far rallentare il cronoprogramma di Renzi.

Il timing renziano prevede che la Camera licenzi la legge a metà della prossima settimana. Il testo passerà poi al Senato dove c'è l'impegno dei capigruppo Zanda (Pd), Romani (FI) e Martelli (M5S) a chiedere al presidente di Palazzo Madama Pietro Grasso una veloce calendarizzazione. Obiettivo del segretario del Pd arrivare all'approvazione della legge entro la prima settimana di luglio, ma il rischio che possa scivolare di qualche giorno è concreto. Occorrerà poi attendere la pubblicazione della legge che al suo interno contiene già la ridefinizione dei collegi. Lo scioglimento delle Camere dovrebbe quindi avvenire in piena estate e il termine massimo di 70 giorni per le urne dovrebbe essere compresso al massimo consentito (45 giorni) per votare il 24 settembre insieme alla Germania ed evitare l'ingorgo tra urne e sessione di bilancio. Con tanto di raccolta delle firme per le liste e di campagna elettorale in piena estate.

Un ingorgo complicato che preoccupa il Quirinale visti i rischi che l'Italia può correre sui mercati e che si vorrebbe evitare fissando il voto il 22 ottobre in modo da far presentare al governo Gentiloni la legge di Bilancio salvo poi farla approvare dal prossimo Parlamento previo assenso del futuro governo.
Ieri l'altro Matteo Renzi, intervistato dal Tg1, su questo punto è stato molto chiaro sostenendo che la legge di Bilancio la può fare questo Parlamento a patto che sia in grado di abbassare le tasse. «Se non è in grado, lo dicano». Ovvero scordatevi che il Pd possa votare leggi di stabilità in stile Monti 2012 e poi andare al voto.

CHIUSA
Nel pressing il segretario del Pd è però sostanzialmente solo con i due i partiti d'opposizione, e persino i due (AP e Mdp) che compongono la maggioranza, che non hanno nessuna intenzione di facilitare il percorso dell'ex premier verso il voto. Secondo qualcuno toccherebbe a Paolo Gentiloni risolvere il problema dichiarando di fatto chiusa la stagione del suo governo nato proprio per permettere al Parlamento di fare la legge elettorale.
Si può dare però per scontato che Gentiloni, dopo il varo definitivo della legge elettorale da parte del Parlamento, concorderà le sue mosse con il Capo dello Stato senza strappi ed accelerazioni. Anche perché borse e spread sono sempre in agguato.
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA