IL FESTIVAL
Essere paragonati a «comari da ballatoio» può non piacere, ma il risultato di ieri dimostra che l'offerta complessiva della sinistra non sfonda e che la massa del non voto potrebbe presto prendere altre strade, come dimostra a Lucca l'8% preso al primo turno dai neofascisti di CasaPound. D'altra parte mentre la scorsa settimana Crivello a Genova cercava voti per battere Bucci, i partiti della sinistra che aspirano a governare il Paese, hanno continuato con il festival degli insulti, dei veti e controveti, con una serie di personaggi dalle mille stagioni pronti a sostenere tutto e il contrario di tutto pur di rimanere su piazza. «Più che la concorrenza temiamo le divisioni a sinistra», disse qualche giorno fa il portavoce del Pd Matteo Richetti. E la profezia sembra avverarsi con la sinistra dei turigliatti pronta a spianare la strada stavolta non più ad una nuovo Cavaliere ma ad una destra sovranista frutto della saldatura tra nostalgici, leghisti e grillini con l'albero genealogico a destra.
Una rissa che a Genova, come a Parma o Taranto, più che spostare elettori ha convinto tanti a restare a casa. «Qualcuno dirà che ci voleva la coalizione, ignorando che c'era la coalizione sia dove si è vinto, sia dove si è perso», sostiene il segretario del Pd. E così anche stavolta, Pd, Mdp, e SI pagano la disaffezione da secondo turno che una volta affliggeva solo il centrodestra che invece riprende quota, ma a trazione leghista e con sempre più frequenti strizzate d'occhio ai partiti, che grillina che non vota lo ius soli e lancia a Roma una campagna mediatica contro i campi-rom. Senza liste civiche e con alleati-coltelli, il compito degli aspiranti sindaco di centrosinistra si è rivelato in salita persino a L'Aquila. E mentre Berlusconi sosteneva in tv di volere Salvini ministro degli Interni di un futuro governo di centrodestra, Speranza attaccava Gentiloni annunciando di preferire una legge di Bilancio votata da Pd e FI.
I FLUSSI
Il numero secco dei capoluoghi vinti e persi è pesante anche se nei comuni più piccoli il dato è controverso e toccherà a Matteo Ricci, responsabile enti locali del Pd, analizzare i flussi elettorali. Ciò che però per Renzi emerge è il compattarsi di un blocco sovranista che taglia il centrodestra e si salda con il M5S e la difficoltà del Pd a sostenere e spiegare all'elettorato ammucchiate più che alleanze. L'analisi più politica sui risultati, che il segretario del Pd considera amministrativi, Renzi intende farla venerdì e sabato alla riunione dei Circoli del Pd organizzata a Milano. Un appuntamento che Renzi ritiene importante in vista di quella campagna elettorale «pacata e civile, tutta di contenuti» che intende svolgere in autunno. E di idee e proposte Renzi va a caccia in queste settimane convinto che le elezioni politiche ci saranno il prossimo anno e che dopo il fallimento del sistema tedesco sarà difficile rimettere mano ad una legge elettorale.
Su questo punto il pressing del Cavaliere è fortissimo. Berlusconi vorrebbe recuperare l'intesa sul sistema tedesco, ma il segretario del Pd di tentativi «doverosi» pensa di averne fatti fin troppi e la ritrovata sintonia con Romano Prodi gli impedisce nuove corse in solitaria. E così è convinto che il problema non sta nel Pd se il Quirinale avrà da dire qualcosa se si andrà a votare con i due consultellum. Come non sta solo al Pd tenere in piedi il governo al momento del voto sulla legge di Bilancio che «non passerà mai con i voti di Pd e FI».