Renzi: «Pd unica speranza per uscire alla palude. Senza di noi populismo e xenofobia»

Renzi: «Pd unica speranza per uscire alla palude. Senza di noi populismo e xenofobia»
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Lunedì 20 Ottobre 2014, 16:10 - Ultimo aggiornamento: 21 Ottobre, 12:23

Il premier e segretario del Pd matteo Renzi è intervenuto oggi alla direzione del Pd.

«Se non ci siamo noi l'alternativa è la piazza talvolta xenofoba, il populismo e la demagogia, non è una comunità di anime più rispettosa della democrazia interna, ma la vittoria di un fenomeno populista e demagogico che rischia di inclinare le regole del gioco», ha detto Renzi in chiusura del suo intervento. «Questa comunità è l'unica speranza perché l'Italia esca dalla palude, questo ci impone un surplus di responsabilità», ha sottolineato.

«Questo è un Parlamento che da 18 mesi è bloccato, nei quorum costituzionali è messo in difficoltà da un blocco che dice "no" a tutto ma è in corso un costante sgretolamento» di questo blocco, ha detto ancora Renzi in un passaggio del suo discorso in cui si è soffermato sui lavori alle Camere e sul ruolo del M5S e delle opposizioni.

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«Napolitano ha sfidato il Parlamento che è in una situazione di stallo, e di cui anche noi siamo corresponsabili, sui giudici della Consulta.

Il Parlamento deve riflettere sulla situazione di stallo nella quale ci siamo venuti a trovare», ha affermato ancora Renzi.

«Io immagino libertà di coscienza non solo su materie eticamente sensibili, ma anche sulle riforme costituzionali. Non espelleremo mai chi fa battaglie serie sulle riforme. Ma dobbiamo darci regole sui voti di fiducia e decidere qual è il punto dove una comunità sta o no sta», ha insistito Renzi, fissando i paletti sui margini di manovra dei parlamentari nelle votazioni.

«In un partito del 41% non si può pensare di non ascoltare chi la pensa diversamente, ma non possiamo diventare né un comitato elettorale né un club di anarchici e filosofi», ha detto ancora il segretario Matteo Renzi. «Aprirei la discussione» su come si sta nel partito, aggiunge, «senza imporre o proporre alcunchè ma cercando un punto di soluzione. Possiamo immaginare anche un passaggio assembleare, o un gruppo di lavoro, non ho problemi sulle forme».

«Essere di sinistra nel 2014 per me è dare opportunità: contro gli opportunismi e le rendita è di sinistra favorire le opportunità, liberare i talenti senza lasciare indietro nessuno. Creare pari opportunità per tutti», ha detto ancora Renzi.

«Il Pd deve essere un partito che vince e che, avendo una vocazione maggioritaria, sia in grado di contenere realtà diverse: da Gennaro Migliore ad Andrea Romano ci sia spazio di cittadinanza piena. Uno spazio certo non esclusivo che però nel Pd non ce l'ha nessuno, neanche il segretario», ha aggiunto Renzi.

«Il Pd deve avere gli strumenti elettorali» per affermarsi e in tal senso è «meglio il premio alla lista che non il premio alla coalizione», ha poi detto Renzi riferendosi alla riforma delle legge elettorale.

«Il combinato disposto tra primarie e esperienza amministrativa ha in alcuni casi prodotto pasticci: difendo le primarie, ma senza adeguata preparazione qualcuno dei nostri si è trovato arreso. Il tema esiste, ma formazione politica significa studio, discussione e capacità di ascolto», ha sottolineato ancora Renzi. «In molti casi si sceglie con le primarie. In altri, sceglie il gruppo dirigente».

«Una riflessione è fondamentale» ma «la discussione avuta nel corso degli ultimi giorni sul numero degli iscritti mi è parsa un po' fuori luogo», ha affermato poi il premie, soffermandosi sul dibattito sugli iscritti del Pd. All'8 ottobre, sottolinea, il Pd aveva «239mila iscritti» comparati, ad esempio, ai «190mila» del Psoe in settembre, ai «197mila» del centrosinistra britannico, ai «250mila del Ps francese in giugno, con un -10% negli ultimi due anni».

«A me va bene che ci sia una discussione ma a condizione che si inserisca in un ragionamento più ampio», ha spiegato Renzi osservando come «il dato degli iscritti venga, non dico drogato, non mi permetterei mai, ma negli anni dei Congressi ce ne sono di più, è sempre stato così».

«Se volete possiamo aprire una discussione su alcune regioni. La Campania è passata da 68mila a 7mila iscritti la Puglia ha perso il 90% passando da 25.977 a 2.511. In Emilia-Romagna il dato non è certo del -90%. Il problema che abbiamo è che il tema delle iscrizioni è un tema che noi, anzi io, abbiamo sbagliato a sottovalutare nella risposta ma che indipendentemente dal numero necessita di una riflessione un po' più approfondita di quella letta sui giornali. Ragioniamo su cosa significa membership, ma non facciamo battute macchiettistiche».

«Vero che io non votavo le fiducie al governo Letta, ma quando sei arrivato tu il governo lo abbiamo cambiato... questo per dire che a volta la vita cambia verso...». È quanto sottolinea, con una battuta, Pippo Civati intervenendo alla direzione Pd e riprendendo un passaggio di Renzi sui voti di fiducia. E sul suo blog Civati torna sul tema e scrive: «Pippo, tu la fiducia a Enrico non la votavi nemmeno; Matteo, tu gliel'hai tolta appena sei arrivato. (Scambio di tweet immaginari dalla direzione del Pd)».