Renzi-Berlusconi, siglato nuovo patto su legge elettorale e riforme

Renzi-Berlusconi, siglato nuovo patto su legge elettorale e riforme
di Alberto Gentili
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Giovedì 18 Settembre 2014, 05:54 - Ultimo aggiornamento: 11:06
Il Patto del Nazareno lievita. Cresce e si allarga, nonostante l'ennesimo schiaffone ricevuto in Parlamento sulla Consulta.



Al quarto vis à vis, Matteo Renzi e Silvio Berlusconi inseriscono in agenda anche il sostegno di Forza Italia alla riforma del lavoro, incluso l'azzeramento dell'articolo 18: «È una battaglia che ho fatto quando stavo al governo, fin dal '94. Ovvio che la sosterrò», ha detto l'ex Cavaliere, secondo quanto riferito da fonti di palazzo Grazioli. E il vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini, che ha partecipato all'incontro assieme a Gianni Letta e a Denis Verdini, spiega: «C'è volontà di collaborare». Anche se il premier è tiepido riguardo all'ipotesi di un appoggio esplicito degli azzurri.



In ogni caso martedì, in Parlamento, Renzi non aveva mai pronunciato la parola maggioranza nel lanciare il programma dei “Mille giorni”. E si era rivolto essenzialmente a Berlusconi quando aveva parlato di «ultima chance per l'Italia» e aveva lanciato un appello a «lavorare insieme» fino al giorno prima delle prossime elezioni.



I voti forzisti, infatti, sono essenziali al premier per aggirare le barricate che verranno alzate nel suo Pd. Berlusconi durante i cento minuti di faccia a faccia a Palazzo Chigi, l'incontro è stato fissato dopo che Giorgio Napolitano ha chiamato entrambi i leader, ha elogiato la svolta garantista del premier. Quella in base alla quale «un avviso di garanzia non può decidere il destino politico di una persona». Ma tra i due leader sono rimaste le distanze sulla riforma della giustizia penale che prevede il ritorno del reato di falso in bilancio.



Berlusconi non ha nascosto, poi, la sua avversione all'ipotesi di urne anticipate. Ma Renzi l'ha rassicurato. Gli ha detto che se il Parlamento si mostrerà in grado di fare le riforme, non ha «alcuna intenzione di precipitare verso le elezioni». Dunque, per evitare l'epilogo elettorale l'ex Cavaliere si appresta - come desidera da tempo - a far scattare il “soccorso azzurro” al premier. Ma senza entrare né in maggioranza, né nel governo: su questo Renzi «resta decisamente contrario».



L'ITALICUM

Forte di questa rassicurazione, Berlusconi ha dato il via libera all'accelerazione sulla legge elettorale. «La calendarizzazione in Senato dell'Italicum avverrà a breve», ha garantito Guerini. E ha spiegato: «Ci sono temi aperti, come quelli delle soglie di sbarramento. Ma bisogna costruire un'ampia convergenza tra maggioranza e opposizione perché le regole riguardano tutti».



I nodi da sciogliere: lo sbarramento per i partiti coalizzati potrebbe scendere dal 4,5% al 4%, così come chiesto dal Ncd di Angelino Alfano. E dall'8% al 6% dovrebbe calare lo sbarramento per le altre liste. Mentre Berlusconi si sarebbe «arreso» all'innalzamento al 40% della quota oltre la quale scatta il premio di maggioranza e avrebbe ingoiato («ma non del tutto, la partita non è chiusa») anche il ritorno delle preferenze, ma con il capolista bloccato.



Renzi e Berlusconi, che «aderiscono totalmente al monito del capo dello Stato» contro la paralisi del Parlamento, avrebbero poi dedicato solo pochi minuti alla questione dell'elezione dei giudici costituzionali.



«Limitandosi a confermare», ha spiegato sempre Guerini, «la scelta dei gruppi parlamentari su Violante e Bruno. Altri nomi? Chi lo dice, dice una castroneria». Si tratta di vedere se questa scelta verrà confermata oggi in caso di nuova fumata nera. Non è mancato un capitolo dedicato alle crisi internazionali, in «un discorso molto preoccupato tra premier ed ex premier», dicono a Palazzo Chigi, «su Libia, Ucraina e Stato islamico».